giovedì 20 settembre 2018

W le polizie - cronache dell'altro mondo 8

È formidabile come l’America creda alle sue polizie, Fbi, Cia e altre. Che non hanno saputo nulla dell’11 settembre, né del Russiagate. Ma intercettavano tutto il mondo. Le polizie garanti della libertà e la democrazia? In America sì.
Ora l’America si affida all’Fbi per sapere se quarant’anni fa, alla Scuola Preparatoria all’università, il giudice costituzionale Brett Kavanaugh ha molestato una fidanzatina. Il discusso giurisperito Brett Kavanaugh, nominato giudice costituzionale dal contestatissimo  Trump, non trova obiezioni alla sua nomina in Senato altro che una lettera brandita dalla senatrice Dianne Fenstein, del partito Democratico. Gliel’ha scritta un donna oggi cinquantaepiùenne che lamenta il fidanzatino di allora.
E quando si fa a meno delle polizie? Peggio. Il direttore della “New York Review of Boks”, Ian Buruma, viene licenziato per avere ospitato un articolo, peraltro leggibile online, di uno scrittore e personaggio tv canadese vittima del #metoo – accusato e licenziato in tutti gli incarichi, ma poi assolto, le accusatrici non sapendo che dire. In America è proibito difendersi.  
John Kerry, buon candidato presidenziale nel 2008, le elezioni di Obama, ebbe la corsa alle primarie stroncata  al possesso di un Suv: contraddiceva la patente ambientalista. Non la sponsorizzazione dell’iperdemocratico dagli iperricchi del Massachusetts. No, il suv - nel paese dei suv e degli ancora più monumentali pick-up.
Altri candidati presidenziali sono stati bloccati dall’improvvisa efflorescenza di prostitute o amanti. Ricercate con asutute polizie e pagate dai concorrenti, ma non questo non incide.
Quando Geraldine Ferraro nel 1983 maturò l’idea di candidarsi alla vicepresidenza degli Stati Uniti l’anno successivo in ticket col candidato democratico di sinistra Walter Mondale, subito un investigatore inviato, diceva, dal partito Democratico si presentò a Messina e sui Peloritani, per cercare tra i parenti di Geraldine un qualche mafioso. La famiglia di Geraldine risultava originaria di Marcianise, in provincia di Caserta, ma un suo parente prossimo, pare uno zio, forse materno, risultava essere o essere stato nel messinese. O così si premurava di far sapere l’investigatore subito mandato dagli Usa, anche alla “Gazzetta del Sud”, il quotidiano locale: l’amerikano non si nascondeva, e anzi si premurò di far sapere che era lì per quello.
Non ebbe da faticare, la lauta parcella anzi se la guadagnò con gaudio: tutti furono felici di raccontargli che Geraldine aveva un zio pregiudicato - una lezione per i Carabinieri, che sempre lamentano l’omertà. Che lei non ne sapesse l’esistenza non voleva dire nulla.
L’investigatore anti-Ferraro voleva “sapere” tutto, a prescindere dal fatto che lo zio ci fosse, o ci fosse una parentela riconosciuta. Aveva il compito d’indagare, disse, su tutto: sulla cartella penale ma anche sulle cartelle fiscali, su quelle mediche, se l’uomo non aveva barato con le assicurazioni o la sicurezza sociale, se aveva pagato i contributi delle sue colf e baby-sitter, etc. Costruiva con elementi sicuri un colpevole. Di cui gli sarebbe rimasto da provare – se necessario (non lo fu, il ticket Mondale-Ferraro si scontrò male col Reagan bis) - un qualche legame familiare con la vice-presidente candidata.


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