Il Paris Saint
Germain, una squadra di calcio che si basa su un attacco veloce, bagna nell’intervallo la
metà campo del Napoli, per velocizzare il gioco. Poi si dice la furbizia meridionale.
Anche la slealtà
nello sport.
Il
fascino del capo (mafioso)
Che gli eredi di Provenzano ne vogliano
onorare la memoria, e dicano lo Stato assassino perché lo ha tenuto al 41 bis
anche se vecchio e malato, è comprensibile. Che la Corte europea dei diritti
dell’uomo dia loro ragione – anche se la Cassazione aveva stabilito, su un
precedente ricorso, che al 41 bis Provenzano era accudito meglio – fa piacere,
i diritti non sono mai abbastanza. Ma chissà perché gli eredi di Riina non fanno
ricorso, e di tutti gli altri assassini al carcere duro.
Si intenerisce per la sorte di
Provenzano rimbecillito tenuto al carcere duro Marzia Sabella, giudice, del
pool catturandi all’epoca a Palermo, 2006. Che quando infine se lo trovò
davanti, confessa al “Fatto”, ne fu affascinata: “Capii cosa rappresentava. Difficile da spiegare a parole, ma
sembrava il rappresentante di un altro Stato, l’anti-Stato. Mostrava lo
spessore del capo di Cosa Nostra”. Un re. Di questo che dobbiamo
pensare?
A
scuola dai basiliani
Metà Sud fu invaso nell’Ottavo-Nono
secolo dai basiliani, monaci in fuga da Bisanzio iconoclasta nel nono secolo,
la Calabria soprattutto e la Sicilia. Annoverano grandi personalità, anche
molto colte, quali san Nilo, Barlaam da Seminara, Leonzio Pilato. Ma erano monaci
“di cerca” (questua), più ignoranti che non. San Basilio è uno di quelli che
voleva i testi della classicità emendati, cioè censurati, anche distrutti.
Lamentava nel 1973, o 1974, José Eduardo dos Santos, patriota del Mpla, il movimento popolare
di liberazione dell’Angola – di poi presidente a vita non commendevole dell’Angola
indipendente - un ingegnere, coetaneo. “Tutta l’Africa è indipendente, eccetto le
colonie portoghesi. Per quale peccato?” E si rispondeva: “C’è chi ha avuto i
francesi, chi gli inglesi, chi i gesuiti. Noi abbiamo avuto i portoghesi e i
cappuccini, i poveri di Europa, che dopo due settimane montavano come conigli,
insabbiati nella brousse”.
A ognuno il suo destino, cioè la sua
storia. Poteva andare meglio.
Il Sud soffocato dall’evasione fiscale
“La regione in cui
esiste la più potente organizzazione criminale
è la più povera d’Europa”, dice Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione per
il Sud, della Calabria. Non è vera l’una cosa né l’altra - lo stesso Borgomeo
precisa che in fatto di povertà non si può sapere, di fatto, dato che l’economia
della regione è prevalentemente in nero. Ma è vero che in Calabria non c’è nulla
di meglio, da qualche anno, del volontariato – cooperative sociali, onlus,
associazioni, eccetera. Che sono ottime cose ma non fanno sviluppo. La
criminalità, più che potente e organizzata, è diffusa, debordante.
Confinante con la cosiddetta
zona grigia. Il reddito di cittadinanza è per molti, da Pescara in giù, un buon
stipendio. Senza bisogno di fare i lavori socialmente utili. Di fare finta. Non
illegalmente.
Si collocano già in
Campania e in Sicilia la metà dei percettori del Rei, il reddito di inclusione
del governo Renzi, progenitore del reddito di cittadinanza che il governo ha ora
messo in bilancio. Sono pochi soldi, fino a 187,5 euro al mese per una persona,
fino a 540 euro per le famiglie con sei o più membri. L’importo medio mensile è
di 305 euro a famiglia.
In totale saranno
distribuiti quest’anno 2,5 miliardi. Però, non una piccola cifra. Che andrà per
tre quarti al Sud. Il Rei va in piccola parte a residenti extracomunitari, il
10 per cento dei percettori, o a famiglie con disabili da accudire, il 18 per
cento del totale. Il 72 per cento dei beneficiari, sette su dieci, risiede al
Sud – il 51 per cento appunto in due sole regioni, Campania e Sicilia.
Milano
L’esercito svizzero si celebra dal 1512,
“l’anno in cui conquistammo Milano”.
È vero, gli svizzeri tennero Milano per
tre anni, - è l’“età dell’oro” dei proponenti, a Como e dintorni, del referendum
per l’annessione della Lombardia alla Svizzera, ai soldi in banca cioè e alla
neutralità. Ma pagarono anche loro caro la Lombardia: avevano preso
Milano contro il re francese Luigi XII, ne furono scacciati dal successore di
Luigi, Francesco I. Nella battaglia di Marignano, la “battaglia dei giganti”,
lasciarono fra i 5 e i 13 mila morti.
L’esercito svizzero era il braccio
operativo di una Lega Santa, promossa dal papa, Giulio II, con Venezia, gli
Asburgo, Enrico VIII d’Inghilterra, Ferdinando II d’Aragona, e tenne Milano per
conto degli Sforza. Nominandone duca l’imperatore Massimiliano d’Asburgo.
Sempre contro Roma, per non essere stata
la capitale succedanea dell’impero – i Costantini, e poi Valentiniano, preferirono
la vera tedesca Treviri. I milanesi furono i soli a schierarsi nel gennaio 1077
per l’imperatore tedesco Enrico IV - quello che poi andrà a Canossa - contro il
papa, il grande riformatore (simonia, celibato dei preti, investiture ecclesiastiche,
a partire dal papa) Gregorio VII.
Non c’è la diossina a Milano, questo
sito opinava l’altra settimana, perché non si trova tra gli appaltatori dei
rifiuti, che li bruciano invece di trattarli come da convenzione con i Comuni, un
interesse mafioso – almeno un subappalto, o un sub-subappalto, anche di
qualche lontano “cugino”, anche solo un omonimo. La città si protegge.
Meglio: non si fa
nulla a Milano contro gli incendi dei rifiuti, appiccati dai gestori degli
impianti per evitare trattamenti costosi. In attesa che si manifestino interessi
mafiosi, o comunque attribuibili. Dobbiamo tifare mafia?
Ma ecco chiude il
cerchio oggi
sul “Corriere della sera” Milena Gabanelli come sempre apodittica, con i volenterosi
esecutori Antonio Castaldo e Paolo
Foschi: “Al Nord roghi e costi dei rifiuti del Sud”. La mafia ancora non si
trova, ma la breccia è aperta - leggere per orientarsi:
Quella dei rifiuti è in Lombardia un’industria
come un’altra. Inquinante? Non sarebbe la prima volta: la Lombardia negli anni
1970 si prese tutte le industrie inquinanti che dovettero lasciare la Svizzera
e la Germania. Non tutte, una buona parte. Fino a inquinare con gli sversamenti
velenosi le falde acquifere, specie nelle zone risicole. Fino a Seveso.
Gabanelli non condanna l’industria degli inceneritori, siamo sempre
produttivisti, ma il fatto che lavorano anche per il Sud. Come se lavorassero
gratis, per beneficenza.
Gattuso non ha perso
molto col Milan. È appena quattro punti dietro l’altro club milanese, l’Inter. Di
cui però si dicono meraviglie, anche se gioca male e malissimo – una vergogna
col Barcellona. Ma paginate si scrivono da settimane che Gattuso è al
capolinea, è alla frutta, non mangia il panettone. Solo perché è calabrese?
Gattuso l’avevano preso
perché il Milan non aveva soldi, e lui costava meno di Montella. Ora il Milan
si ritiene ricco, non ha preso Higuain?, anche se solo in prestito, e vuole sbarazzarsene.
Il Milan ha ora una media di sessantamila spettatori a partita, contro i 45
mila di prima di Gattuso. Ma Gattuso è calabrese.
Sì comprano squadre
di calcio per lucrare sui debiti – per prestare loro soldi a un buon rendimento.
Era il caso del famoso Thohir, che non sapeva cosa fosse l’Inter, ma si faceva
pagare dal club un comodo 8 per cento. E il caso del cinese Suning, che ora presta
230 milioni. Anche i Suning colgono l’opportunità con l’Inter.
I cronisti esaltano
il comodo investimento, come impegno sportivo e anzi mecenatismo. Non solo
quelli dell’Inter. Al Milan è la stessa cosa, anche se la proprietà, prima un
cinese ora un fondo americano, è più sofisticata. Ma all’insaputa dei milanesi?
leuzzi@antiit.eu
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