Il presidente del consiglio Conte a Addis Abeba e l’Asmara, a
sanzionare il recente accordo di pacificazione, con un primo accordo per un
flusso regolato di immigrazione è la strada. Si chiamava degli hot spot nella terminologia dell’Onu, ma
questo è. Semplice: si aprono corridoi ufficiali per l’immigrazione, col visto
e a costi minimi.
L’accordo è del governo in carico - Conte è del resto solo un incaricato di 5 Stelle e Lega, non ha autonomia politica. Ma è stato preparato e proposto
dalla struttura ministeriale, Esteri e Interni insieme. C’è una persistenza nelle
istituzioni, al di là degli ondeggiamenti del voto, e delle oscillazioni
politiche.
L’accordo dà anche un altro senso alle intemperanze di Salvini,
e comunque le limita. Il ministro dell’Interno ha usato il linguaggio della
forza – non sconosciuto alla diplomazia e anzi molto usato. A due effetti. Porre
fine all’isolamento dell’Italia in Europa, mascherato da disattenzione. Dare un
segnale all’Africa, e ai suoi sfruttatori, i mercanti dei viaggi della
disperazione.
Questi effetti sono anche i limiti dei no del ministro
dell’Interno. Oltre, c’è il danno: per i diritti umani ma anche per l’Italia.
Che ha bisogno di immigrati.
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