Galli dice
che fu uno dei numi del ‘68. Ma solo perché era nello slogan. E nella
copertina, come Galli ricorda in entrata, del “Sgt. Pepper onely Hearts Club
Band” dei Beatles, “di fianco a Oliver Hardy” (Olllio). Nessuno nel ‘68, se
c’eri lo sapevi, ha letto alcunché di Marx - eccetto il "Manifesto",
e non per intero.
Un grande
scrittore, di politica. E un incompiuto teorico. Galli ne vuole celebrare i
duecento anni della nascita, uno dei pochi, il bicentenario cade nel silenzio –
se si eccettua il film di Raoul Peck, “Il giovane Karl Marx”, non del tutto
lusinghiero. Ma non può che riflettere sulle incompiutezze del suo pensiero e
della sua attività politica. Le contraddizioni, le tante ambiguità lasciate in
sospeso, e sul piano pratico, di organizzatore, più sconfitte che vittorie – mai
pratiche, queste, portate a effetto. Una sorta di eterno adolescente, si può
aggiungere leggendolo, un allegrone e un compagnone, a leggere gli scritti giornalistici,
che tanto gli piacevano, quelli “storici”, polemici, e la corrispondenza.
Carlo Galli, Marx eretico, Il Mulino, pp. 168 € 13
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