Arabia Saudita –
Un secolo di relazioni strette e ininterrotte con gli Stati Uniti vanno alla
fine con l’assassinio del giornalista Kashoggi nel consolato saudita di
Istanbul? Il segretario d Stato americano Pompeo e il principe ereditario
saudita, Mohammed ben Salman, lo negano. E sono anche convincenti: nessuno dei
due partner ha il minimo interesse a dissolverle. Gli Stati Uniti sono anche
impegnati a sostegno dell’Arabia Saudita nello Yemen, dai tempi di Obama,
contro l’Iran, in una guerra che non può essere perduta.
L’assassinio
di Kashoggi in una sede diplomatica saudita non è il primo incidente grave tra
i due paesi. La relazione privilegiata è
sopravvissuta a Bin Laden, esponente di una famiglia saudita legata alla
famiglia reale, e all’11 settembre, opera di un commando prevalentemente
saudita. Nonché al finanziamento saudita, diretto o indiretto, al terrorismo
islamico di ispirazione wahabita-salafita, la matrice dell’Is, in Siria e
altrove.
L’Arabia
Saudita, dopo la Libia, è stata nel Medio Oriente il posto dove gli Stati Uniti
hanno da più tempo operato, e con successo. Inizialmente per erodere la sfera d’influenza
britannica. Prima della prima guerra mondiale. Il petrolio era allora iracheno,
e persiano, saldamente presidiato dalla Gran Bretagna, con minori interessi
francesi. La Standard Oil e il governo federale Usa puntarono allora sugli
sceiccati della penisola arabica, tra i quali emergeva Abdelaziz Ibn Saud, il
futuro sceicco dalle cento mogli, il fondatore della dinastia e della Arabia Saudita, di cui i regnanti successivi alla sua morte
nel 1953 sono figli, cinque – l’ultimo nella linea di successione diretta sarà il
re in carica, Salman.
Su di
lui puntarono perché fra tutti il più attivo e energico. Saud
dovette farsi strada contro gli Hussein, protettori della Mecca, protetti a
loro volta da Londra. Gli Stati Uniti si affacciarono nell’area, in vista dello
sfruttamento del petrolio, in veste antibritannica, e patrocinarono sempre Saud.
Gi approcci diplomatici e la protezione paramilitare si concretizzarono nel
1933 in un accordo petrolifero, che diede praticamente agli Stati Uniti il monopolio
del petrolio in quella che diventerà rapidamente la più grande riserva mondiale
di petrolio per l’esportazione.
La grande
compagnia petrolifera di Stato saudita, l’Aramco, è stata fino alla
nazionalizzazione nel 1976 la Arabian American Company. Tutt’oggi l’Aramco è
gestita da manager americani – al vertice è una donna, Lynn Laverty Elsenhans,
ex Shell. Col compito di portare l’Aramco in Borsa – la società si ritiene
capitalizzerà abbastanza per finanziare il reame per qualche anno.
Ildegarda di Bingen –
È celebrata come anticipatrice delle terapie integrate. Proclamata infine
santa, a otto secoli dalla morte, per chiara fama senza istruttoria, senza
bisogno di “prove”, e poi dottore della chiesa, a opera del papa tedesco
Ratzinger, è stata protagonista a Stresa da venerdì a domenica di un convegno
medico. Non è il primo, è il secondo convegno nel suo nome, della “medicina
hildegardiana”: “La Discretio di santa Ildegarda nell’approccio integrato alle
malattie croniche”. Una novità e una conferma: “La medicina di santa Ildegarda”
da molti anni long-seller delle Edizioni Mediterranee.
Una
anticipatrice delle terapie integrate che di sé diceva: “Io sono senza
istruzione e non so nulla delle cose del mondo esteriore, è nella mia anima che
sono istruita”. Ma conscia dei propri mezzi, secondo la sua diagnosi
dell’essere umano: “È l’uomo un microcosmo, l’essere razionale che
assorbe il mondo, di cui è sintesi significativa e attiva”. Personalmente fu
molti attiva.
Una
falsa fragile, che visse ottant’anni, e dominò il suo secolo, il dodicesimo –
modello poi di Caterina da Siena: badessa di molti conventi, mistica, filosofa,
filologa, teologa, poetessa, musicista, pittrice, e naturalista, ambientalista
e guaritrice, nonché, a tempo perso, predicatrice, e esorcista. Conventuale, ma
ben nel mondo. Rigida amministratrice. Consigliera e fustigatrice dei potenti. Psicologa.
Della malinconia, antesignana della moderna depressione, non benevola:
“I malinconici hanno le ossa grandi con poco midollo, che è tanto ardente
da renderli incontinenti con le donne come le vipere”, equini, “sono libidinosi
come gli asini”. Non è il solo accenno alla sessualità, vissuta allora senza
pregiudizio.
“La luce che vedo non è
limitata nello spazio, è più brillante di una nuvola che porta il sole, la
chiamo Riflesso della Luce della Vita”, diceva. Essa stessa una visione, badessa
girovaga, malgrado l’obbligo regolamentare alla Stabilitas Loci, consigliera di
quattro papi, due imperatori, Barbarossa incluso, il re d’Inghilterra Henri II,
Bernardo di Chiaravalle, e di margravi, vescovi, abati, ai quali scriveva
dettando, a monaci esperti di latino. Che, devoti, ne trascrissero gli inni,
farciti di lancinanti verghe, copule, amplessi, amplessatori, di poesia
odiernamente scabrosa nel repertorio di Rémy de Gourmont: “Oh virga ac
diadema\purpure Regis”, invoca per la Madonna, o verga e
corona\purpurea del Re. Nonché le opere di edificazione, un bestiario di
sorprendente bizzarria, e un inferno non turbato da vendette. Di cui pure non
mancarono occasioni alla fondatrice di conventi, colpita d’interdetto alla
soglia della morte, per gelosia, e per la debolezza dell’intima amica Riccarda
von Stade, che la accusò – di che non si sa. Per questo, e per gli intralci
burocratici tedeschi, difficile da santificare, ma la chiesa la iscrisse
d’autorità nel Martyrologium Romanum.
Era epoca di forte pietà. Venerata era stata lungo il Reno la
santa Vigefortis, la Crocifissa barbuta. Ildegarda, donna santa
benché voluttuosa e aspra, impose a penitenza il Sacro Cuore di Gesù,
pugnalato, sanguinante, purulento, materia dei primi venerdì del mese e le
orride novene della buona morte, che il santo Francesco di Sales rinverdirà e
la vergine Maria di Alacocque consacrerà. L’anello da san Bernardo inviato alla
santa recava inciso: “Mi piace soffrire”. Ma l’epoca ebbe pure culto profondo
dello Spirito, invocato nei suoi sette doni, primo di tutti l’intelligenza.
La “Prophetissa teutonica” Ildegarda era la decima figlia,
e fu per questo data in decima dai genitori alla chiesa. Ciò avveniva un
secolo dopo il Mille, la Germania allora era pia, e il Reno, la via
dei soldati romani, era via dei preti, possesso dei vescovi di San Gallo,
Costanza, Basilea, Strasburgo, Spira, Worms, Magonza, Treviri e Colonia,
provincia domenicana da Basilea a Rotterdam. I luoghi a lungo furono fertili
di molteplici beatitudini, Gela, Jutta, Lioba, la deliziosa autrice di lettere
a san Bonifazio di Crediton, Guda, Gisella, la dolce figlia di Brömser, il
castello che domina il Ginger Loch, sotto l’ala vigile del vescovo di Magonza,
oggi museo del vino, Adelaide, moglie, madre e nonna dei tre Ottone, Herrade,
Ildegarda, Iltrude, la penitente di papa Eugenio, Taulero il sognatore, Tommaso
da Kempis, Heinrich Seuse, il “Suso”, Gerardus Magnus, e Meister Eckart
naturalmente.
Ci sono professioni che innalzano lo spirito. Fu amministratore di
Saxonia o Teutonica, una provincia di quarantasette conventi femminili, nonché
maestro di teologia, Meister Eckhart. Ildegarda rinnovò la santità.
Trasformismo –
Nasce formalmente con Depretis a fine 1878. Dopo due governi dello stesso Depretis
interamente di sinistra, i primi e unici della storia d’Italia (vararono la
scuola obbligatoria e pubblica, gratuita per tutti i bambini), entrambi implosi
per litigi interni alla stessa sinistra. Ma come concetto politico, sotto il
nome di “connubio”, è opera originaria di Cavour. Il “Gattopardo” viene da
lontano.
Da ministro del conservatore D’Azeglio, Cavour volle l’apertura a
sinistra, con i democratici di Rattazzi, per scongiurare ogni possibilità di
rivoluzione. Con un governo “centro-sinistro”, a fine 1851, che coronava una
carriera politica fulminea. In due anni Cavour passò da capo della maggioranza parlamentare
dopo il successo personale a Torino nelle due elezioni del 1849 (la prima, che
aveva visto il successo dei Democratici, era stata invalidata dal nuovo re
Vittorio Emanuele II), a ministro dell’Agricoltura e Commercio nel governo D’Azeglio,
a ministro delle Finanze dello stesso governo, a capo del governo.
Destra e Sinistra dell’epoca necessitano un chiarimento. Il
governo ultradestro di D’Azeglio, varato all’indomani della sconfitta del 1849
e della fine dell’esperimento di Carlo Alberto con la Sinistra, si reggeva con i voti della Destra di Menabrea.
Ma era anticlericale, varò le leggi Siccardi, severe contro i beni e la
funzione della chiesa, e studiava il matrimonio civile, anatema per il Vaticano.
Aveva inoltre avviato con Cavour, ministro dell’Agricoltura e del Commercio, e
poi delle Finanze, la riforma della produzione e dell’economia. La Sinistra
doveva quindi votare le “sue” leggi, fatte da un governo di destra. Una incongruenza
che Cavour sfruttò per sostituirsi a D’Azeglio: fare le cose della Sinistra con
la Sinistra. Quando il colpo di mano del 2 dicembre 1851 a Parigi portò al potere
il futuro Napoleone III, presunto rivoluzionario, Cavour ne approfittò con un
progetto che avrebbe dovuto spuntare alla radice ogni ipotesi sovversiva a
Torino: allearsi con la Sinistra.
astolfo@antiit.eu
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