L’urbanizzazione è parte del movimento
migratorio che la globalizzazione ha scatenato. Aprendo all’economia
(produzione) mondiale le grandi aree del pianeta, dove i quattro-quinti, o
cinque-sesti, della popolazione mondiale si trova.
È migrazione interna, verso i centri
produttivi, le città. E migrazione internazionale e anche intercontinentale, alla
ricerca di una qulache forma di reddito, in risposta a una domanda, benché
generica e confusa.
La domanda è ora evoluta su posizioni di contrasto all’immigrazione, ma di fatto sempre bisognosa di nuova forza lavoro. In Europa, dove il tasso di sviluppo demografico nei primi vent’anni del Millennio si riduce allo 0,1 per cento, gli occupati aumentano dello 0,4 per cento – 0,5 nella Unione Europea, a 27. Negli Stati Uniti invece il tasso di sviluppo demografico è più alto, seppure inferiore all’unità, allo 0,8 per cento. E questo spiega le restrizioni all’immigrazione dell’ultimo decennio delle amministrazioni Obama e Trump.
La domanda è ora evoluta su posizioni di contrasto all’immigrazione, ma di fatto sempre bisognosa di nuova forza lavoro. In Europa, dove il tasso di sviluppo demografico nei primi vent’anni del Millennio si riduce allo 0,1 per cento, gli occupati aumentano dello 0,4 per cento – 0,5 nella Unione Europea, a 27. Negli Stati Uniti invece il tasso di sviluppo demografico è più alto, seppure inferiore all’unità, allo 0,8 per cento. E questo spiega le restrizioni all’immigrazione dell’ultimo decennio delle amministrazioni Obama e Trump.
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