Un racconto corale. Di
esperienze diverse, dalla musicologia alla pastorizia. Ma tutte felici: un
racconto di felicità. Anche nella fatica e nell’abbandono, l’Appennino non è
facile, specie la parte continentale, tosco-emiliana. Un pieno di energia:
volontà, curiosità, applicazione, rispetto di sé.
Si pensa – si dice – un
viaggio nella natura. “La leggenda dei monti naviganti” Rumiz ha svolto nel
2002 (Alpi) e nel 2006 (Appennino) in ambito extra-urbano, per ambienti anzi
impervi e isolati, lungo strade e sentieri poco battuti. Ma la natura non è
granché, nel libro come nel film. E le storie che incontra e narra sono per lo
più di privazioni: fatica, isolamento, bisogno più spesso che guadagno. La
gente invece sì, quella che ha scelto l’Appennino: la loro scelta è per un modo
di essere. Senza conti del dare e avere. La felicità vuole essere semplice, nei
consumi come nei bisogni.
Alessandro Scillitani, Ritorno sui monti naviganti
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