mercoledì 24 ottobre 2018

La Germania a caccia di immigrati

La Germania fa il conto di quanti immigrati ha bisogno. Continumente, rifà il conto in continuazione, come di un’emergenza. Ma non al modo dell’Italia, che nell’immigrato vede uno spacciatore e un violentatore e li vorrebbe tutti fuori. La Germania ha, aveva a settembre, ora saranno di più, un milione di posti di lavoro non coperti, e quindi si affanna a cercare e regolarizzare il più possibile immigrati.
Non è semplice, benché gli uffici del lavoro in Germania siano organizzatissimi. Molto rafforzati dopo la liberalizzazione del mercato del lavoro nel 2006 – l’Italia, invece, dopo il 1992, la liberalizzazione di fatto del 1992, li ha smobilitati, dopo il Grande Licenziamento Collettivo che in due anni portò al taglio di un milione 700 mila posti di lavoro. L’ultima trovata legale – in Germania tutto deve esere legale – è lo Spurwechesl, un cambio di corsia.  Di fare l’inverso di quello che comunemente si richiede più opportuno: trasformare il profugo, il richiedente asilo politico, in migrante economico, per poterlo occupare subito e con più flessibilità. E anche più stabilmente – il profugo deve esere rimandato indietro qualora le condizioni di rischio nel paese d’origine , guerra, guerra civile, persecuzione religiosa, tribale, etc., venisse a cessare.
I respingimenti tedeschi verso l’Italia, paese di prima accoglienza degli immigrati africani, sono burocratici, perché la pratica di primo riconoscimento è stata fatta male, e isolati. La nuova legge che si discute sull’immigrazione, proposta dal ministro dell’Interno Seehofer, capo della Csu bavarese, che in Italia si presenta come sodale di Salvini, si introduce così: “La mancanza di lavoro qualificato è emersa come un rischio sostanziale per l’economia”. 
Il problema tedesco è di lavoro qualificato. Mentre l’immigrato è prevalentemente non qualificato, se non altro per la lingua. Ma l’innesto di nuova forza lavoro comunque  avrebbe anche l’effetto di far lievitare l’occupazione indigena, di migliorare mansioni (previa addestramento sul lavoro) e reddito. I pariti al governo a Berlino e in Baviera hanno pagato e pagano elettoralmente la riduzione del livello di reddito reale dei lavoratori, non limmigrazione - di questo si legge e si sente solo sui media italiani.

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