Poemetti di miti poco
frequentati ma che si rivelano fondatori della civiltà occidentale, nella sua
duplice versione greco-ebraica. La creazione come divenire: “Quando il superno
e l’inferno erano stati compiuti,\ quando gli dei e le dee erano stati generati,\
quando la terra era stata posta e costruita,\ quando Ie determinazioni del cielo e della
terra erano state determinate,\ quando canale e fosso erano stati raddrizzati…”.
Poi viene il diluvio. La regalità è ordine e apprendimento, conduce l’umanità
fuori dallo stato selvaggio. Si cominciano le discese agli Inferi. Con la
“selva oscura”. E in alternativa i “morti viventi”. Il poemetto intitolato “Miti
della creazione” è la creazione e disposizione di quello che in Grecia sarà
l’Olimpo, tal quale. Un Asclepio ricorre, col nome di Adapa.
La violenza è il mito
fondante – la vera radice dell’Occidente (se l’Occidnete non è violento non è
niente)? L’ultima revisione della storia greca, quella Einaudi curata da
Settis, la lega all’antico Egitto. Ma è una storia che comincia con le guerre,
una in campo aperto, e una dentro il potere. Il proprio di ua civiltà nomadica,
maschile. L’Egitto dei faraoni è un’altra civiltà, matrilineare e materna,
sedentaria, agricola peprfino – e forse ha ragione Cheikh Anta Diop, che le
dava origini nubiano-africane.
È la riedizione tal quale del
vecchio lavoro di divulgazione dell’assiriologo istriano Furlani, per la
collana “La Meridiana” di Sansoni, 1954. L’edizione Mimesis mette in quadro
l’opera di Furlani (1885-1962) e i
successive sviluppi degli studi assirio-babilonesi, opera in particolare di
Semerano e Pettinato, con un’introduzione dell’assiriologo dell’“Orientale” Pietro
Mander.
Giuseppe Furlani (a cura di),
Poemetti mitologici babilonesi e assiri,
Mimesis, pp. 124 € 9
Ghibli, pp. 93 € 8
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