lunedì 15 ottobre 2018

Ma gli Usa sono sempre la potenza

Il piagnisteo che segue Trump non è nuovo, è la terza o quarta crisi terminale della potenza Usa cui è stato dato di sopravvivere in questo dopoguerra. Quella della sconfitta, il Vietnam, prima interna poi sul fronte militare. Quella del dollaro inconvertibile a Ferragosto del 1971. Quella degli anni di Reagan, tanto celebrato oggi quanto deprecato al suo tempo, forse più di Trump. L’11 settembre. Più qualche crisi intermedia – Cuba, gli ostaggi in Iran, gli assassinii politici.
Il dopoguerra è stata la stagione dell’impero Usa. Che, dunque, avrà avuto vita cortissima? Ma poi ogni volta gli Stati Uniti sono riemersi più forti di prima.
La crisi è un dato del sistema delle informazioni. Che però è americano. Soprattutto le immagini delle guerre, cioè i veri “fronti” bellici, quelli che inducono a schierarsi, che si fanno a New York, a Madison Avenue - sono tutti messaggi pubblicitari: è americano il mondo della comunicazione, e dell’immaginazione. E più ancora, più concretamente, la finanza – oggi non ha più la concorrenza della City inglese. Le politiche commerciali mondiali, ora globalizzanti ora protezioniste. E naturalmente la potenza militare, dagli arsenali balistici e nucleari alle truppe in dispiegamento. Non c’è altra potenza.

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