Sono rimedi veri che il
bonario Voltaire tedesco – ma lui si ispirava a Rousseau, in onore del quale si
francesizzò nel nome (di suo faceva Johann Paul Richter) - consiglia nel
trattattello. Ben undici. Che rielaborerà in quattordici riutilizzando il
saggetto in appendice al romanzo “Viaggio balneare del dottor Katzenberger”.
Il secondo miglior rimedio è
il dodicesimo, il primo dei tre aggiunti alla prima serie: “sillabare le
parole estese” della burocrazia, “le cancellerie del Reichstag, del Bundestag,
tutte quelle viennesi” e delle “capitanerie marittime dei porti più importanti”.
L’arte di prender sonno è sopratutto l’arte di non pensare. L’arte di
ri-addormentarsi, più propriamente – “L’addormentarsi è l’unico bel suicidio”:
capita a chi si sveglia nel sonno, e capita a tutti, di non riaddormentarsi
perché, “dopo un primo assopimento”, allo statista viene l’idea risolutiva, e
allo scrittore “improvvisamente risplende una luce”. La soluzione si riassume
“nell’arte di saper tediare se stessi”, che “coincide con l’arte, priva di ogni
logica, di non pensare”. Il tutto sommandosi nella poesia?
Il primo rimedio dell’elenco
è “contare”, lo faceva già Leibniz. Una manualetto pratico e sorridente, come
si voleva Jean Paul. “In realtà una critica radicale, «nichilistica»”, dice
bene la nota editoriale, “al luciferino tentativo del pensiero moderno di porre
il soggetto umano al centro dell’universo”.
Gli altri due testi sono dello
stesso tenore, di pensoso umorismo, dark.
“ È l’immagine che l’autore del primo
nichilismo, il “Compianto del Cristo morto”, dava di se stesso, faceto e quasi
barzellettiere, vagabondo, salottiero, amabile. Nietzsche, che ne visse il
tormento sull’altra sponda, della combattività invece che della remissività,
per quanto alla fine disarmato e sconfitto, lo diceva “una fatalità in veste da
camera”.
“La fortuna di essere sordo
dall’orecchio sinistro” ha molto facilitato la vita di Jean Paul, spiega nel secondo
testo sotto questo titolo. Che, semisordo dalla nascita, può dormire con poco
sforzo ai concerti, in teatro, nei salotti, e la notte a letto. Ma più di tutti
aiuta il ligio massone, che con un solo tappo nell’orecchio può non ascoltare i
segreti della loggia quando vi è iniziato - il modo migliore per non “venir
meno al giuramento”.
“L’annientamento”, il terzo racconto,
trascorre di colpo dalla bonarietà all’horror. È un sogno-visione
di cadaveri, febbri e gas.Un’apocalisse mai altrove raccontata, della paura interminabile e del disgusto. Ma è una febbre. Poi “l’amore universale si
avvolse nuovamente nell’universo”. La morale è all’inizio: “Ogni amore crede in
una doppia immortalità, nella propria e in quella altrui”. Ma “se arriva a
temere che possa un giorno finire, è già finito”. È come dice oggi il papa
Francesco: senza l’amore l’universo è vuoto.
Jean Paul, L’arte di prender sonno
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