Governo nuovo,
nuovissimo, come senza radici. Antieuropeo e antieuro, almeno di programma. Di
politici non sperimentati, nessuno di loro ha mai avuto una responsabilità di
governo, nemmeno al Comune del paese, e
avventurosi. Su pilastri, alla Presidenza e all’Economia, di “tecnici” ignoti,
scelti a caso, vergini, nonché alla politica come esercizio del potere, alla
stessa chiacchiera politica. A fronte dei governi di Berlusconi e Tremonti,
alla terza esperienza, e di Monti e Passera. Due governi milanesi, quindi
affidabili per definizione. Perfettamente allineati su Bruxelles e su
Francoforte. Ma i “mercati” allora impazzivano, oggi no. Si difendono, smobilitando
una parte dei Bot, ma non attaccano.
C’è una ragione.
Nel 2011 era sotto attacco l’euro. Già indebolito dalle banche del Centro Nord,
per il cui salvataggio la Ue aveva impegnato mezzo miliardo. Dal fallimento
evitato in extremis dell’Irlanda. Dal fallimento pendente della Grecia. Per la
politica del “troppo poco troppo tardi” della Germania. Si attaccava l’Italia
come quella in grado di far saltare l’euro. Col supporto, fosse panico o
stupidità, del ministro delle Finanze tedesco Schaüble e del presidente della
Bundesbank Weidmann.
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