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martedì 30 ottobre 2018

Secondi pensieri - 365

zeulig


Amico\Nemico – L’autonomia del politico, che la “Teologia politica” di  C. Schmitt ricostituiva - in questa epoca che si voleva dominata dalla tecnica, cioè da tutti indifferentemente, senza più un terreno neutrale per costituire la forma politica, e in cui quindi vedeva comparire lo Stato totale, senza più l’autonomia del politico – con l’antinomia Amico\Nemico, per nemico intendendo non un concorrente o avversario, ma l’“altro” in senso esistenziale, lo scrittore Dürrenmatt vede vanificata dal mercenario. Da quello per cui ogni nemico è uguale all’altro e tutti sono nemici.
La teologia politica del sommo giurista lo scrittore Dürrenmatt scardina sardonico alle pp. 21-22 del trattatello “La guerra invernale nel Tibet”: “Un mercenario deve evitare di chiedersi se esista o meno il nemico, per un semplice motivo: quella domanda lo uccide. Se mette in dubbio il nemico, sia pure inconsciamente, non può combattere”.  Il Nemico nel senso proprio.
Il mercenario sfugge all’architettura schmittiana. Il killer pentito anche, si può aggiungere – cioè il confidente. E l’adultero\a - l’ex adultero\a, la categoria certo oggi è svuotata. E più in generale nel quadro morale, che è instabile. La relazione stabile, e fondativa, Amico\Nemico è instabile. Non pone problemi di giudizio, non preliminari, ma di effetti sì.  

Autorità – Si dissolve nel populismo, dovendo esso per programma rincorrere ogni bisogno e ogni interesse? È stato il punto debole del fascismo, che fu autoritario quale si voleva solo nell’ordine pubblico o di polizia, per il resto divisivo e dissolutore, anche prima delle guerre che lo hanno sconfitto. Il populismo può non essere fascista nel senso che non è autoritario, non abolisce le costituzioni né la libertà di espressione e associazione, ma ne condivide il nucleo di debolezza. L’autorità, o decisionismo nel gergo schmittiano, la governabilità, vuole scelte – “decisioni”. Cioè un complesso di interessi che il populismo, che tutto vuole abbracciare, finisce per sconfiggere. Soprattutto se interagisce (di determina) sull’indistinto digitale.

Credere – È il motore dell’esistenza. “Credi in Dio?”, chiede una guardia al candidato mercenario di Dürrenmatt in “La guerra invernale nel Tibet”: “No”. “Credi nell’immortalità dell’anima?” “No”. “Non è richiesto, anzi è solo d’impaccio se ci credi. Credi in un nemico?” “Sì”. “Ecco, questo è richiesto”.  E invece no. Quando non si crede non c’è attesa né speranza, ma credere in un nemico, solo nel nemico, vuol dire isolarsi, chiudersi, spegnersi.
Credere è un prolungamento, una protesi mentale.

Dissenso – Può essere una forma di consenso, una sua mascheratura. Oggi, nell’età e nei luoghi del politicamente corretto, i suoi fautori possono presentarsi come innovatori e anticonformisti. E non repressivi ma protettori dei deboli e araldi di libertà.

Entropia – È la negazione dell’umanità: se è la legge dell’universo: la esclude – ne sarà stata un accidente. L’essere pensante ci sarà, poiché c’è. L’essere critico, prospettivo, costruttivo. Ma come improbabilità (casualità), essendo in contraddizione con la legge dell’universo, se essa è l’entropia. L’umanità è cresciuta a nove miliardi di esseri in tre milioni di anni, una massa rinnovata in continuo e in crescita costante, nonostante diluvi e tempeste cosmiche. Ma allora come una massa di formiche.
Più che col numero in crescita, l’entropia è in contrasto con l’essere pensante. Che è più complesso, molto, della stessa entropia – meccanismo perfino semplice.

Fede – È credito in greco, nel greco del “Nuovo Testamento”.

Femminismo – Si vuole per se libertario e progressivo, mentre può essere regressivo. Per esempio nella condizione femminile nel mondo islamico. E in esso nei paesi di maggiore tradizione e progresso: la Persia, l’Egitto, il Marocco. Dove il velo integrale, la copertura del corpo e del viso della donna, è una scelta ed è un rifiuto, della modernità, e dei diritti che essa comporta.

Opinione pubblica – Agamben la riduce a moderno strumento dei potere. È la liturgia che copre il potere, la funzione di comando? La liturgia in senso religioso e in quello profano, delle celebrazioni o trionfi. È il tema di Agamben, “Il regno e la gloria”:  dei trionfi e le acclamazioni non relitti del passato ma contemporanei e anzi diffusi. Proprio attraverso la pubblica opinione, ridotta ai “media che organizzano e controllano il consenso”.
Ma il potere è gerarchico, e un’operazione di potere va organizzata, mentre i media sono anarcoidi.  La funzione passa attraverso il consenso – che, certo, può ammantarsi di dissenso.

Scienza - È l’individuazione dei meccanismi della natura per meglio dominarla. Non propriamente in questo senso finalistico, la scienza non si vuole biecamente utilitaristico, ma sì totale: più controlla la natura meglio si ritiene realizzata.
La natura che si idealizza è il residuo della scienza – quella che si conforma, magari per sue virtù proprie, alla scienza, a un assetto critico.


zeulig@antiit.eu

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