giovedì 11 ottobre 2018

Siate belli-e-buoni, amate il greco

“9 ragioni per amare il Greco” è il sottotitolo. Marcolongo, grecista per passione, è una che viaggia molto, “e ha vissuto in dieci città diverse, tra cui Parigi, Dakar, Sarajevo e ora Livorno”, la città di origine. Il tutto in trent’anni o poco più. Nei quali è stata anche una stellina della prima Leopolda, 2012, le assise renziane a Firenze, e ghostwriter  dello stesso Renzi, una del cerchio magico, toscano, dell’ex presidente del consiglio. Un ingegno multiforme, insomma, del tipo influencer: di professione storyteller, consulente di società di comunicazione, oltre che di Renzi e, si suppone, altri politici.
Uno spirito inquieto: dopo aver pubblicato il libro è tornata a Sarajevo, città a cui è legata perché le ha salvato il cane – “il motivo per il quale Sarajevo occupa un posto speciale nel suo cuore”, raccontano gli informati giornali bosniaci, “è il fatto che i veterinari di Sarajevo sono riusciti a salvare la vita del suo cane Carlo, che a causa di un’operazione malfatta in Italia era in condizioni difficilissime. «Dopo questa operazione, mi sono seduta la sera tardi in macchina e sono partita da Livorno»”, racconta lei stessa: “Ho guidato senza interruzione e verso le 8 del mattino ero alla stazione veterinaria nel quartiere di Otoka….»”.
“Il libro è dedicato a Sarajevo per molti motivi”, dice ancora, “e non parla solo del greco”. Di Sarajevo di cui ha scritto anche per il “Corriere dela sera” e “la Repubblica”, al tempo di Renzi. “La lingua geniale” anzi dice “una storia sulla comunicazione contemporanea, su come, a livello quotidiano, usiamo le parole, attraverso quelle greche”. Un’altra Italia, di belli-e-buoni come direbbe il greco, oggi di colpo perenta.
In tema Marcolongo presenta una bibliografia modesta, una ventina di titoli, molti non pertinenti, con l’avvertenza che la gran parte dei testi citati “non  tratta affatto del greco, ma della vita”. E anche i ringraziamenti: sono a tutti quelli, Alessandro D’Avenia per primo, e alla “Venezia” di Livorno, e a Sarajevo, che le hanno fatto vivere momenti belli della vita. Un libro d’autrice, che è stata felice e vuole ringraziarne il greco, la lingua, il greco antico. Lodandone l’ottativo, “un modo chiamato desiderio”. Il neutro, magari con l’anima. E il duale, “io, noi due, noi” – è la storia in controluce di un amore, a due, a tre? E i “casi”, “un’ordinata anarchia delle parole” – e il russo, allora?
Malgrado i buoni propositi, però, un libro affascinante. Per la scelta del tema. E perché estrapola dal grecismo accademico le verità della lingua. L’assenza del tempo futuro, che semplicemente “non esiste, quindi fine della storia” – “il futuro si costruisce sul tema del presente”. L’aoristo, la “meravigliosa terra”del “tempo indefinito” – del tempo quale è, un flusso. Un modo simpatico per avvicinarsi al greco, e quindi imparare da sé, anche molto, ora che viene espulso dalle scuole. Lo stesso cerchio magico tribale di Renzi concorre: a Firenze e Pisa ci sono già scuole, private, per l’insegnamento del greco, del greco classico.  
Andrea Marcolongo, La lingua geniale, Laterza, pp. 156 € 15

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