Uno spirito inquieto: dopo
aver pubblicato il libro è tornata a Sarajevo, città a cui è legata perché le
ha salvato il cane – “il motivo per il quale Sarajevo occupa un posto speciale
nel suo cuore”, raccontano gli informati giornali bosniaci, “è il fatto che i
veterinari di Sarajevo sono riusciti a salvare la vita del suo cane Carlo, che
a causa di un’operazione malfatta in Italia era in condizioni difficilissime.
«Dopo questa operazione, mi sono seduta la sera tardi in macchina e sono
partita da Livorno»”, racconta lei stessa: “Ho guidato
senza interruzione e verso le 8 del mattino ero alla stazione veterinaria nel
quartiere di Otoka….»”.
“Il libro è dedicato a
Sarajevo per molti motivi”, dice ancora, “e non parla solo del greco”. Di
Sarajevo di cui ha scritto anche per il “Corriere dela sera” e “la Repubblica”,
al tempo di Renzi. “La lingua geniale” anzi dice “una storia sulla comunicazione
contemporanea, su come, a livello quotidiano, usiamo le parole, attraverso
quelle greche”. Un’altra Italia, di belli-e-buoni come direbbe il greco, oggi di colpo perenta.
In tema Marcolongo presenta
una bibliografia modesta, una ventina di titoli, molti non pertinenti, con l’avvertenza che la gran
parte dei testi citati “non tratta
affatto del greco, ma della vita”. E anche i ringraziamenti: sono a tutti
quelli, Alessandro D’Avenia per primo, e alla “Venezia” di Livorno, e a Sarajevo,
che le hanno fatto vivere momenti belli della vita. Un libro d’autrice, che è
stata felice e vuole ringraziarne il greco, la lingua, il greco antico.
Lodandone l’ottativo, “un modo chiamato desiderio”. Il neutro, magari con
l’anima. E il duale, “io, noi due, noi” – è la storia in controluce di un amore,
a due, a tre? E i “casi”, “un’ordinata anarchia delle parole” – e il russo,
allora?
Malgrado i buoni propositi,
però, un libro affascinante. Per la scelta del tema. E perché estrapola dal grecismo
accademico le verità della lingua. L’assenza del tempo futuro, che
semplicemente “non esiste, quindi fine della storia” – “il futuro si costruisce
sul tema del presente”. L’aoristo, la “meravigliosa terra”del “tempo indefinito”
– del tempo quale è, un flusso. Un modo simpatico per avvicinarsi al greco, e
quindi imparare da sé, anche molto, ora che viene espulso dalle scuole. Lo
stesso cerchio magico tribale di Renzi concorre: a Firenze e Pisa ci sono già
scuole, private, per l’insegnamento del greco, del greco classico.
Andrea Marcolongo, La lingua geniale, Laterza, pp. 156 € 15
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