Un decreto antiriciclaggio, il D.Lgs.
231\2007, impone un “modulo per l’identificazione
e l’adeguata verifica della clientela” che la banca cui si destina un accredito
deve fornire del proprio cliente. Un attestato curioso, in cui si dice che il
signor X è proprio lui e ha un conto in banca. Che viene utilizzato da banche e
assicurazioni in caso di successione ereditaria per non trasferire i fondi –
basta aspettare quindici giorni, parentesi burocratica minima, e il “modulo”
scade. I fondi non trasferiti si possono capitalizzare alla stregua dei conti
dormenti, e comunque all’attivo patrimoniale. Si costituisce una mafia anche
sull’antiriciclaggio, che è parte dell’antimafia.
Si bruciano i rifiuti in Campania, è la
camorra, con la diossina. Si bruciano, si sono bruciati i rifiuti in Lombardia,
non era nessuno. Lombardia omerica.
“Noi mediterranei amiamo i balconi, i
terrazzi, le finestre, ci piace affacciarci” – Manuel Vázquez Montalbán, “La
bella di Buenos Aires”.
“«Qual è l’argomento oggi?», chiese
Furster.
“«La menzogna del Sud»” - id.
A valere nei due sensi - Vázquez
Montalbán non spiega in quale: la menzogna sul Sud e quella del Sud su se
stesso. Un viluppo inestricabile?
A Gregorio, gommista, che commercia auto
usate che revisiona, auto da amatore, vengono chiesti da un signore di Modena che a tutti i costi
vuole una Mini cabrio color panna, i dati segnaletici, per poter fare una
ricerca sulla sua attendibilità attraverso i Carabinieri. Da quando ha saputo,
dopo i primi contatti su internet, che la Mini cabrio è disponibile in
Calabria.
Sui 54 candidati scremati, dopo
selezione, fra i quali scegliere i manager delle Asp e degli ospedali della
Regione Sicilia in apposito concorso pubblico, un dozzina sono “arrestati,
indagati o sotto processo”, scopre “la Repubblica-Palermo”. L’assessore alla
Salute della Regione che ha bandito la gara ha chiesto i carichi pendenti, e ha
fatto la scoperta. Sette sono siciliani. Uno è calabrese. Uno è toscano – uno
che è stato promosso dalla Regione Toscana dopo il rinvio a giudizio. Quattro
sono milanesi.
“Si
parte domenica mattina”, annuncia il padre di Carmine Abate che ha deciso di
emigrare nel primo racconto di “Il muro dei muri”, “siamo in quattordici idonei,
gli altri li hanno scartati”. L’emigrazione – allora, anni 1950-1960, in
Francia, Belgio, Germania, Inghilterra - era regolata, contrattualizzata. Per
un certo tipo di lavoro, con una certa paga.
Allora,
anni 1950-1960, in Francia, Belgio, Germania, Inghilterra, ma anche verso il
Canada o l’Australia, o prima verso gli Stati Uniti.
“Però
mio padre non mi ha mai picchiato” – scopre Abate nello stesso racconto. Il
padre manovale, nelle miniere, nell’edilizia.
Ma quanto parlano i mafiosi al telefono,
pur sapendo di essere intercettati. Contro la regola dell’omertà, e del
silenzio.
Non sembrano mafiosi. Oppure sono
stupidi, più che temibili.
Ogni mattina si fa una retata di mafiosi,
venti, cinquanta, ottanta mafiosi. Ma quanti saranno, questi mafiosi? La
popolazione del Sud, maschia, adulta, per quanto prolifica, non sarà
inesauribile.
Gli incendi velenosi dei rifiuti sono
equamente suddivisi, secondo “Il Sole 24 Ore”, tra Piemonte, Lombardia, Veneto,
Lazio e Campania. Niente mafie quindi. Si parla solo della Terra dei Fuochi
perché solo lì vengono denunciati?
Il sacro monte
È Polsi il
“sacro monte” di Pavese, quello originario? Libero di leggere e anche di pensare,
“in diversi saggi” pubblicati poi in “La letteratura americana e altri
saggi”, soprattutto nel periodo di isolamento
a Serralunga di Crea nelle Langhe, dalla sorella Maria, dal settembre 1943 a
fine guerra, a maggio del 45, due lunghi inverni e un’estate, Cesare Pavese
approfondì le “riflessioni sul mito” (Franco Vaccaneo, “Cesare Pavese”, 105).
Riflessioni portate ala luce dal “taccuino segreto” dello scrittore riscoperto
da Lorenzo Mondo nel 1990. Tra le indecisioni sul nazifascismo sulla guerra civile emerge dal taccuino una
crisi mistico-religiosa, e la scoperta del mito. Che però lo aveva sfiorato,
non senza lasciare tracce, nel confino a Brancaleone in Calabria. Dove era
arrivato il 3 agosto, un mese prima della festa della Madonna della Montagna,
per la quale si preparavano le “carovane” di pellegrini. È in quell’ambito che
prese a meditare cosa rappresenta per il fedele il “sacro monte”, il santuario.
Un luogo che si segnala perché ab origine
presentito come luogo mitico toccato dalla divinità, un luogo dove un giorno
avvenne la rivelazione, una manifestazione cioè del divino. Impregiudicato lasciando
il ruolo del mediatore, sia esso scopritore o santo che santifica, eremita,
profeta. Un fondo sentimentale comune.
I due mari
Strati
faceva in “Gente in viaggio”, la raccolta del 1966, nei primi tre o quattro racconti
della raccolta, una sorta di antropologia precisa e severa dei suoi luoghi, che
oggi si chiamano Locride, della Calabria jonica. Da servitù della gleba. Un
mondo arido e povero, poverissimo. Di ragazzi e donne a piedi scalzi. Dove si
mangia pane, quando va bene – il “pane di grano” è un miraggio. Con rapporti sociali
“feudali”: si lavora gratis in certi giorni dell’anno per il “signorino”, che
non è il padrone, solo il ricco che dà ogni tanto qualche giornata di lavoro
retribuita, e qualche alimento che non si può comprare – la pasta, le acciughe.
Ancora negli anni 1940. Che invece si ricordano sull’altro versante, tirrenico,
come feraci per tutti. Dell’abbondanza, dei diritti sindacali e comunque
legali, del lavoro rifiutato, anche solo per andare a caccia.
Una
realtà dura da tempo immemorabile, se la Locride di oggi veniva
chiamata fino a ieri “arretu marina”, la marina di dietro. E ancora nei primi anni 1960. Pasquale C., che fu insegnante a Gerace
per alcuni mesi nel 1962, o 1963, ricordava classi cenciose. Benché lavate e
rilavate. E smagrite, di ragazzi che spesso si addormentavano, come sfiniti. Al
punto che un giorno comprò un pane in paese e lo portò in classe, un pane da
due chili. “Fu divorato”, ricordava, “senza vergogna”. Lo rifece con altre
classi – insegnava materie tecniche nella scuola media dell’obbligo di recente
istituzione - e diventò un’abitudine, di cui nessuno si vergognava.
Oggi
la scena sarebbe rovesciata fra le due coste. Non di povertà sulla costa tirrenica,
la “Piana”, ma di disordine, incuria, sporcizia, squallore, pubblico e anche
privato, specie nei servizi, dal commercio alla ristorazione. Dove si impegna a vendere le clementine e le arance, di cui è grande produttrice, della Spagna, e anche gli extravergini, cosiddetti - nonché i fichi, e i fihidindia... .Mentre la costa
jonica è ordinata e pulita. Un po’, ma si sente la cura, attenta, sveglia, l’idea
di stare ai tempi, della manutenzione, del decoro. Specie nel recupero del
territorio, per colture e per turismo. Si recupera perfino il patrimonio artistico. . L’idea di costruire il valore aggiunto, malgrado la natura sfavorevole, cioè
un futuro, invece di sdraiarsi sui “pochi, maledetti e subito”.
Su
entrambe le aree, la Locride e la Piana, pesa la malavita, come dicono i
Carabinieri e i giudici. Ma se così è,
la Locride con la malavita ha creato ricchezza. Con i rapimenti di persona
prima poi con la droga. La Piana, col pizzo, sia esso causa o solo
concomitanza, fa povera una ricchezza naturale senza paragoni, di agrumi,
ortaggi, ulivi, e spiagge omeriche.
Si
direbbe il principio razionale di causa ed effetto sovvertito. Ma a volte è la
ricchezza e non il bisogno a portare al delitto. Mentre il bisogno può essere,
seppure a suo modo, istruttivo, costruttivo.
La Lega nascosta
Salvini critica “i Poteri Forti” e
questo non piace. Anzi, i “Poteri Forti” non esistono, sono finiti con “l’imperatore
Teodosio”, l’imperatore romano, “morto a Milano nel 395 dopo Cristo: “Salvini
sa bene che gli unici Poteri Forti in grado di farlo saltare sono gli elettori del Nord che lo hanno mandato
trionfalmente a Roma per combattere la vera emergenza: non i migranti e i
condonati di Ischia, ma le tasse troppo alte e la burocrazia troppo astrusa”.
Il rimprovero viene dal torinese
Gramellini sul milanese “Corriere della sera”, e quindi si capisce, il Nord
vuole essere virtuoso. Ma la Lega non si nasconde, che a Nord plebiscitano. La
lega è molte cose – da ultimo un partito meridionale… Ma Bossi la voleva una “democrazia
cristiana” per le elezioni del 1992, un Grande Centro. La Lega ideale è invenzione
mediatica – il leghismo è mediatico.
Rimproveri al sindaco di Milano Sala che
dice, come pensa: “La chiusura domenicale la facessero ad Avellino, qui a
Milano non rompano le scatole”. Che rimprovera cioè il governo come se fosse
fatto di napoletani, senza Salvini, Giorgetti e la Lega (ex) Lombarda. “Non sta
bene” è il rimprovero. Non non sta bene “pensare” la cosa, non sta bene “dirla”.
leuzzi@antiit.eu
Nessun commento:
Posta un commento