domenica 4 novembre 2018

La sindrome cinese

“Destined for War: Can America and China Escape Thucydides’s Trap?” è il titolo intero di “Destinati alla guerra”. La “trappola di Tucidide” è invenzione dell’autore, basata sulla semplice considerazione dello storico ateniese per spiegare la guerra del Peloponneso: “Ciò che rese la guerra inevitabile fu la crescita della potenza ateniese e i timori che questo causò a Sparta”, allora potenza egemone. Su questa base Allison ha creato a Harvard, dove insegnava, un gruppo di studio. Che ha trovato, analizzando la storia europea, parecchi casi di “trappola” scattata.
Questi casi prendono la gran parte del libro. I più gravidi di conseguenze sono la sfida della Spagna al Portogallo a fine Quattrocento per il dominio dei mari, la guerra nel Cinquecento della Francia agli Asburgo per l’egemonia in Europa, gli Asburgo contro i turchi nel Seicento, l’Inghilterra contro l’Olanda sempre nel Seicento per il controllo dei mari, la sfida della Francia all’Inghilterra, tra Sette e Ottocento, sui mari per le colonie, in Nord America e nel subcontinente indiano, l’Europa contro la Russia nella guerra di Crimea, e la Germania contro tutti nel primo Novecento, contra Francia e Inghilterra, contro la Russia-Unione Sovietica, contro l’America. Con successi alterni, per lo sfidante o per la potenza egemone.
Ma il tema vero del libro è la Cina: la guerra prossima ventura tra Usa e Cina. Inevitabile a parere di Allison perché la Cina è cresciuta e cresce in tutto, tecnica, commercio, finanza, scienza, armamenti. Va a doppiare tra qualche anno il pil americano, e nel 2049, anno centenario della rivoluzione maoista, produrrà il triplo che gli Usa. Allison si rifà ripetutamente a Napoleone: “Quando la Cina si risveglierà, il mondo tremerà”. 
Tutto ben raccontato, ma un’esercitazione sul nulla. Ci sarà la Cina nel 2049, una Cina comunistissima e ultracapitalista? Allison è un vecchio simpatico scienziato politico a Harvard. Ma di più consulente per la Difesa Usa, di vari ministri e autorità. È anche il protagonista di un’inedita autopromozione su Wikipedia, un redattore pagando, si è scoperto, per inserire sue citazioni un po’ dappertutto. Ma questo non incide. Ciò che il libro vuole dire è che bisogna aprire una nuova guerra fredda, con deterrenti in grado di scongiurare la guerra vera. Cioè: riarmo. Una buona ricetta molto insidiosa.
Allison riesuma anche casi in cui le potenze hanno trovato un accordo di mutua soddisfazione. In Europa dopo Hitler. Per Cuba sui missili. La divisione dell’America tra Spagna e Portogallo con la mediazione papale nel 1494, con la raya a mezzo Atlantico tracciata dal papa Borgia, il Sud al Portogallo (Angola, Brasile), il Nord alla Spagna. Ma il tema è quello: la minaccia cinese. Che ha agitato e agita in ogni sede. La “trappola di Tucidide” proponendo sulla prima pagina del “New York Times” un anno fa per la visita del presidente cinese Xi a Trump.
Non un libro di storia, un’esercizio politico. Cui qualche obiezione politica non guasta. È vero che la Cina punta agli Stati Uniti. Ma per stabilirvisi: il boom immobiliare è sostenuto dai cinesi, comprano  di tutto e pagano caro, hanno fretta. Anche il presidente Xi, che ha mandato la figlia a studiare a Harvard, probabilmente pensa di fare il nonno in una villetta americana, non si sa mai nei regimi comunisti. Perché la Cina neo-imperiale è un regime provvisorio, di un partito Comunista che guida con mano di ferro il più scatenato capitalismo del mondo. Quando invece Pechino fa sul serio, con gli investimenti all’estero (il progetto marcopoliano Via della Seta), o l’occupazione militare di isolotti abbandonati nella acque delle Filippine o del Giappone, è tutt’attorno a sé che suscita paure e riarmi, in Corea, Giappone, India, Malesia, Pakistan, Indonesia: una gulliveriana agitata è già in atto.
Graham Allison, Destinati alla guerra, Fazi pp. 517 € 18

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