C’è una foto storica della
fondazione del partito Radicale che mostra, ripresi dal basso, Niccolò
Carandini, Mario Pannunzio ed Ernesto Rossi in punta ad ampie sedie imbottite,
la caviglia sinistra accavallata sul ginocchio destro, ai piedi solide scarpe
inglesi dalla grossa suola e dalla tomaia lucente, nella prima fila di una sala
semivuota. Con questo suo primo memoir
Scalfari ha fissato involontariamente le suggestioni dell’immagine Publifoto.
Dandole un aspetto sbarazzino, forse malizioso: “Progressisti in politica,
conservatori in economia, reazionari nel costume”, la battuta di Pannunzio diventa
emblematica nel racconto di Scalfari. Dei felici belli-e-buoni della Repubblica.
Ma non si rilegge questo che
fu un grande successo quarant’anni fa con l’attesa nostalgia per un mondo
felice scomparso, alla ricerca di uno spazio libero nella fanghiglia limacciosa
che lo ha sradicato e lo sommerge. Se suscita un’emozione, è di sconforto: è un
mondo di gentlemen, molto conservatori, il genere high tory, cinici. La foto sembra ricalcare un disegno di Maccari, 1951,
in cui quelli del “Mondo” che andavano in via Veneto, piuttosto che in via della
Croce, da “Cesaretto”, calzavano, s’indovina, scarpe inglesi, le gambe
accavallate, un calice di champagne nella destra alzata, tra le gambe il
bastone-ombrello che poi sarà di Altan.
Il racconto di Scalfari,
sottotitolo “Storia di un gruppo dal «Mondo» alla «Repubblica»”, è di un
successo, personale e di gruppo. Anche gli avvenimenti e gli incontri
traumatizzanti, che si indovinano più
numerosi di quelli fausti, Scalfari li rivive in chiave felicistica. E il
lettore oggi ne rimane scioccato: com’era possible? Com’era possible illudersi?
Di un laicismo inesistente, e soprattutto di una politica, di un senso della
politica, ineliminabile.
Scalfari è personalità di
successo, avendo fondato i due unici giornali nuovi del dopoguerra,
“L’Espresso” e “la Repubblica”, non transeunti. Ma allora come manager. Come
manager anche della politica, in senso negativo, nella politica in senso proprio avendo accumulato
solo macerie - il millennio spento ha ben dei padri: quelli che hanno cavalcato
l’onda, l’hanno anzi conformata e dispiegata, nei decenni precedenti, con l’antipolitica
feroce, della quale il populismo è lo sviluppo solo logico. Si rilegge
curiosamente non con rimpianto, ma con fastidio e quasi con rabbia.
Eugenio Scalfari, La sera andavamo in via Veneto
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