venerdì 30 novembre 2018

L’antipolitica alle radici del populismo


C’è una foto storica della fondazione del partito Radicale che mostra, ripresi dal basso, Niccolò Carandini, Mario Pannunzio ed Ernesto Rossi in punta ad ampie sedie imbottite, la caviglia sinistra accavallata sul ginocchio destro, ai piedi solide scarpe inglesi dalla grossa suola e dalla tomaia lucente, nella prima fila di una sala semivuota. Con questo suo primo memoir Scalfari ha fissato involontariamente le suggestioni dell’immagine Publifoto. Dandole un aspetto sbarazzino, forse malizioso: “Progressisti in politica, conservatori in economia, reazionari nel costume”, la battuta di Pannunzio diventa emblematica nel racconto di Scalfari. Dei felici belli-e-buoni della Repubblica.
Ma non si rilegge questo che fu un grande successo quarant’anni fa con l’attesa nostalgia per un mondo felice scomparso, alla ricerca di uno spazio libero nella fanghiglia limacciosa che lo ha sradicato e lo sommerge. Se suscita un’emozione, è di sconforto: è un mondo di gentlemen, molto conservatori, il genere high tory, cinici. La foto sembra ricalcare un disegno di Maccari, 1951, in cui quelli del “Mondo” che andavano in via Veneto, piuttosto che in via della Croce, da “Cesaretto”, calzavano, s’indovina, scarpe inglesi, le gambe accavallate, un calice di champagne nella destra alzata, tra le gambe il bastone-ombrello che poi sarà di Altan.
Il racconto di Scalfari, sottotitolo “Storia di un gruppo dal «Mondo» alla «Repubblica»”, è di un successo, personale e di gruppo. Anche gli avvenimenti e gli incontri traumatizzanti,  che si indovinano più numerosi di quelli fausti, Scalfari li rivive in chiave felicistica. E il lettore oggi ne rimane scioccato: com’era possible? Com’era possible illudersi? Di un laicismo inesistente, e soprattutto di una politica, di un senso della politica, ineliminabile.
Scalfari è personalità di successo, avendo fondato i due unici giornali nuovi del dopoguerra, “L’Espresso” e “la Repubblica”, non transeunti. Ma allora come manager. Come manager anche della politica, in senso negativo, nella politica in senso proprio avendo accumulato solo macerie - il millennio spento ha ben dei padri: quelli che hanno cavalcato l’onda, l’hanno anzi conformata e dispiegata, nei decenni precedenti, con l’antipolitica feroce, della quale il populismo è lo sviluppo solo logico. Si rilegge curiosamente non con rimpianto, ma con fastidio e quasi con rabbia.   
Eugenio Scalfari, La sera andavamo in via Veneto

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