“Una macchina ci aspettava alle
porte di Gand”. Forse in un’epoca remota, quando le città erano cintate e
avevano porte. Ma lo stesso la sensazione è claustrofobica, benché l’azione si
sposti tra Bruxelles, Parigi, Mons, Anversa, Gand e altrove – la Gand del
francofono Khadra è del resto Gent, il francese si fa raro in Belgio, “piccola patria”
fiamminga.
Khalil è un giovane kamikaze
islamico. Un ragazzo belga di genitori marocchini che ha deciso di uccidersi per
uccidere persone, il più possibile. Nelle metropolitane, allo stadio, davanti alle scuole, all’orario
di uscita. Non nemici di guerra, gente qualunque. Siccome racconta la sua
formazione e la sua vita quotidiana in attesa del “sacrificio” non deve essersi
immolato. Ma racconta bene una vita non vita, di accorgimenti, paure, isolamento,
il suo paradiso promesso è un inferno. Giustificandosi con l’essere stato uno
senza padre – il terrorista è uno senza padre. Poi, quando il terrorismo colpisce negli affetti, tutto cambia, il paradiso può
attendere.
Ma il suo racconto non è
così volgare, Khadra ritorna al suo meglio, la storia montando con arte. La suspense
c’è tutta, benché si sappia che il kamikaze non si è fatto esplodere. La sua vita
miserabile. Le amicizie incrollabili – è un romanzo dell’amicizia, maschile. La
persuasività dei santoni islamici. La condizione dell’immigrato, a Mohlenbeck
come a Belleville, nelle periferie-ghetto delle capitali. Senza eccedere in lagna.
Una parte delle famiglie immigrate è integrata, figli laureati, ottime
occupazioni, alloggi dignitosi. Una parte è di figli scioperati – non per colpa
loro, certo. Qui manca il padre, la famiglia. Un po’ di maniera c’è.
Khadra, scrittore
binazionale, algerino e francese, insegue onesto fantasmi arabi, non si
sottrae, in Iraq (“Le sirene di Baghdad”), in Palestina (“L’attentato”), in
Afghanistan (“Le rondini di Kabul”), con cognizione di causa e con verve. Del
terrorismo islamico ha avuto esperienza diretta in Algeria, dove gli imam per
la prima volta hanno esercitato, contro altri algerini, il loro potere di suggestione.
Da ufficiale superiore dell’esercito in azioni
anti-guerriglia islamica. In una delle quali si confrontò anche con un amico di
gioventù, e di collegio militare, poi giornalista e capo del Gie, il braccio armato
del fondamentalismo islamico, come racconta nel selfie “L’écrivain”. Da qui il senso forte dell’amicizia, la sola luce
in queste cupe pagine.
Qui il terrorismo non rende
credibile, un padre non basta, la ricerca di un padre – è una cultura che
sbatte, contro il suo narcisismo. E il narratore, kamikaze mancato nelle stragi
di Parigi, allo Stade de France per la partita tutto esaurito Francia-Germania, e
al Bataclan, ha già “portato a termine” tre “commissioni”, tre attentati, non è
uno molto sensibile per 250 pagine. Gli unici personaggi non di maniera sono le
donne: le mamme, le sorelle. E gli amici. Ma il plot corre, i dialoghi, le azioni - Khadra è miglior narratore di
azione che di storie di formazione, alle quali indulgeva da qualche tempo.
Yazmina Khadra, Khalil, Sellerio, pp. 252 € 16
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