Un abruzzese, che ha studiato
a Milano, ma è storico emerito del Regno di Napoli, curatore con Villani della
monografia “La Campania” della Storia Einaudi delle Regioni italiane dopo
l’unità, propone un personalissimo “Napoli” come un’avvisaglia e uno scongiuro,
che la città si perpetui. Perché Napoli, come con tutti, compresi i napoletani che scrivono, lo sconcerta più che rassicurarlo. Ma la rassicurazione è semmai
nella sua eccezionalità: se Napoli ha durato e dura malgrado se stessa, beh,
allora questo è solo un modo di essere e non di perdersi.
Si dice che Napoli è città senza
regole, ma questa è una regola: qui non ci sono regole – il conducente nella
direzione giusta su una strada a senso unico tiene presente che qualcuno prima
o poi verrà in senso contrario.
Si celia. Parlando di Napoli
si finisce per celiare, e questo invece è male.
Paolo Macry, Napoli. Nostalgia di domani, pp. 236,
ill. € 15
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