mercoledì 21 novembre 2018

Secondi pensieri - 367

zeulig


Fatto – È un’opinione? Perché no. Un fatto raramente si spiega, significa una cosa, una sola. Il suo senso, i suoi sensi, vengono dall’analisi – dall’ermeneutica. Che si lega a molteplici contesti, individuali, sociali, storici, eccetera. Anche dalla sua rilevanza: più il fatto ha conseguenze, più ha pregnanza di significati. Un fatto senza conseguenze è come un intervallo temporale, un buco da riempire, uguale a un altro e senza significato.
I fatti slegati dalle opinioni, il principio cosiddetto del giornalismo anglosassone (che è invece opinionated, prevenuto, troppo), ne spiega l’estremizzazione, per un’insoddisfazione che si avvita su se stessa.

Filosofia tedesca – Era l’idealismo, di cui Heidegger è stato il demolitore, un secolo fa o poco meno. Nell’antinomia tra il soggetto frammento e il soggetto assoluto. Al seguito di Kant aveva elaborato sulla sua idea che solo il soggetto è in condizione di conoscersi in modo adeguato, ma derivandone l’incongruenza che, se il soggetto è limitato  da un altro essere, allora la sua conoscenza di sé è frammentaria. Si direbbe un esercizio sul vuoto, ma quanto po(n)deroso. Non è infatti finita: il soggetto che solo si può pensare diventa nell’idealismo l’assoluto. Anche qui con una controindicazione: la verità assoluta del soggetto si verifica (realizza) nella conoscenza particolare e pratica – Hegel, il grandi rilevatore dell’empiria, delle cose come sono avvenute e sono, ne è l’epitome, che le sistematizza nella razionalità del reale.
Con in più il romanticismo dell’idealismo, di cui invece Heidegger è l’Architetto, benché tardo e già smentito dai fatti – guerre e sconfitte, morti e fame, lutti e esecrazioni. Tra angosce, pulsioni di morte, essere-non-essere - mancano solo i revenant - e il vōlkisch, il volgare popolo popolaresco. Con sbattimenti, a letto, con le allieve.

Diventa incerta in ogni altra lingua. In italiano non solo, in francese di più, e in inglese, dove però si traduce poco, e in spagnolo. Imprecisa e indefinita, il contrario si direbbe di una filosofia. E insieme totalizzante - sistematica, radicale. Terrorizza i lettori e traduttori. E le frontiere che apre sono più che altro in una ubiqua incertezza – “che cosa ha veramente detto…”.
In Germania come è letta? Si penserebbe poco. Heidegger si legge più in Francia, perlomeno si discute, e perfino negli Usa, che in Germania. Anche se la Germania ci capitalizza su, molto.  A volte, curiosamente, è semplice potendo leggerla in originale. Kant per esempio, e lo stesso Heidegger. Un po’ più semplice.

Heidegger – Si dibatte moto se fu nazista, sembra impossibile che qualcuno sia stato nazista, ma lui lo fu, o in che misura, entusiasta, timido, moderato – entusiasta, Hitler lo tradì per non essere abbastanza radicale. O se fu antisemita, lo era, anche dopo. E niente invece della foja, con le allieve attraenti, meglio se ebree o nobildonne, benché madri di famiglia, questa conclamata e testimoniata, in lettere, cartoline, poesiole e bigliettini, autografi. Che è un essere-per-filosofare. La vita sessuale di Heidegger dovrebbe essere lo studio principale, il Frauenphilosoph del dispregiatore Thomas Bernhard.
La filosofia è stata prodiga di orgasmi negli anni che la guerra approntarono. Anche Jaspers ebbe nel ‘28 a Heidelberg una ninfa diciottenne, Jeanne Hersch, come già Heidegger con Hannah Arendt, ma non un cuore avventuroso. Heidegger invece vi si applicò. Ancora nel ‘45, a 56 anni, è nel letto di Margot di Sassonia-Meiningen, depresso ma non troppo per la sconfitta, e i manoscritti dispersi a Messkirch sotto le macerie della banca di Fritz. Tre anni aveva festeggiato, sotto le bombe, con i figli al fronte russo, la giovane principessa, sua fresca allieva benché madre di due figli, Natali e Capodanni inclusi, la moglie Elfride confinando alla filosofica Hütte nella neve alta senza riscaldamento. Alla fine della storia aveva letto a Elfride, autorizzato dalla principessa, le lettere che questa gli aveva scritto, e che lui aveva conservato, mentre non conservava nulla di Hannah, né della moglie. Nell’aprile del 1970 ad Augusta rischia la morte per infarto nel letto di un’amante di cui si tace il nome, a ottant’anni suonati – la moglie lo accudirà fino alla morte,  sei anni dopo.
Di molte allieve era stato l’amante, a partire da Hannah Arendt. Alla quale “Lisi” era succeduta, Elisabeth Blochman, anch’essa ebrea – con cinquanta anni anche in questo caso di carteggio. E probabilmente la non più fresca Helene Weiss. E dopo la guerra di Dorothea Vietta, “Dory”, nata Feldhaus, la madre del critico letterario Silvio Vietta, che trascrisse molti suoi lavori a macchina sapendone decifrare la scrittura, nonché della sorella di Dorothea. Non sono le sole. In un teatro poco filosofico dei sentimenti. Un vaudeville se non fosse triste - la questione è recente se pure questo gioco non sia partito da Elfride, che nel ‘34 confidò al primogenito Hermann, concepito nel ‘19, a due anni dal matrimonio, il nome del suo vero padre, legandolo al segreto finché fosse vissuta, il dubbio seminando se i tradimenti di Martin non furono risarcitori, di testa.
Contro la sessuomania, Heidegger ricorse allo psichiatra barone Viktor Emil von Gebsattel, col solo risultato di rincorrere amanti dottoresse, Marielene Putscher, Andrea von Harbou, Margret Magirus. In aggiunta alle nobildonne, la contessa Sophie Dorothee von Podewils più a lungo della principessa Margot, tutte trenta-quarantenni: si faceva ogni donna che l’avvicinava – le donne l’avvicinavano sperando che se le facesse. In Andrea, progenie di piccola nobiltà danese-prussiana, ritrovava chissà il frizzo della zia Thea von Harbou, la bella temibile hitleriana che per Lang ha inventato “Metropolis” e “Il testamento del dottor Mabuse”, paradigma della paranoia tedesca.
Si può capire. Heidegger è basso nella foto con Char di spalle in campagna. Ma viene bello di fronte, più di Clark Gable, tanto più per non essere un attore, ritoccato, in posa e all’incesso, in grisaglia o alpenstock, eretto, la filosofia non fa gli uomini bolsi, e aveva voce alla radio sonora e armoniosa, che il ragionamento rendeva ineluttabile, tanto suonava chiaro, lo sguardo di sottecchi, di vecchio infante.

Inconscio – Perché sarebbe freudiano, o lacaniano,o anche cognitivo? E come si fa a farlo emergere, non è un oggetto o comunque una cosa delimitata, solo nascosta o rimossa. Il rimosso, sarà pure un atto, involontario, ma di che: l’inconscio non può che essere “multiverso”. La psicoanalisi che lo destruttura-ristruttura è solo una terapia, che a volte funziona, ma per caso, non è l’emersione  dell’inconscio. C’è un residuo di positivismo in molta scienza, specie in quella dell’anima – una scienza dell’anima?

Informazione – È libera, assicura la rete, ma a pagamento. E condizionata. Si paga fornendo dati, personali e non, che verranno trattati (utilizzati, sfruttati) da utenti sconosciuti per fini loro. Ma in modi che condizionano di ritorno il soggetto, creandogli una “informazione” che lo cristallizza, gli creando una personalità, se non una individualità.

Politico – Una nuova forma di politico si può dire nata con il computer. Non nel senso delle istituzioni, di scelta o elezione della rappresentanza, quale ha realizzato e propone Grillo. Ma dei processi di formazione e diffusione dei concetti e i temi politici. L’accesso facilitato dalla tecnologia ai big data facilita anche il processo decisionale, ma restringe la prospettiva. Il giudizio è fatalmente condizionato dalla mole di dati accessibili. Anche se il giudizio critico si mantenesse vivo, finisce per esercitarsi in un quadro di opzioni o condizioni ristretto.
Si spiega l’enfasi americana sulla manipolazione dell’opinione e degli esiti politici attraverso i social. Chi gestisce i social, direttamente o per intrusione, ha per il suo stesso potere di manipolazione dell’informazione un ruolo sostitutivo rispetto alla riflessione – che è comparazione di dati, più che aggregazione.

Presente . Sciascia ha il presente come inquisizione. Senza più. Ma non è improprio vederlo invaso dal passato. Nel quale c’è, sì, una parte di noi stessi, la storia, anche la parte fondamentale - nello stesso Sciascia – di noi stessi, ma irrimediabile,come una colpa imperdonabile. Se non per abiure nette: decise e radicali – gli aggiustamenti sono sospetti. 

Verità – Può essere “customized”, su misura. Sicuramente nel mondo digitale, ma era lo stesso anche prima. Due persone che pongano lo steso quesito al motore di ricerca otterranno due risposte differenti. E probabilmente analoghe, cambiando motore di ricerca. Perché i motori di ricerca hanno memorizzato e classificato tutte le sue abitudini e i suoi interessi predominanti – da qui i consueti messaggi, nel caso di acquisti o di ricerche d’informazione: “Potrebbe interessati anche…”, “Chi ha comprato questo ha comprato anche quello”, etc. Lo stesso fuori dal commercio: la verità viene allo stesso modo individualizzata e relativizzata: si è classificati di destra o di sinistra, conservatori o innovatori, perfino prolissi o sintetici – in aggiunta alla classificazione commerciale individuale, di redditi, bisogni eccetera.

zeulig@antiit.eu

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