lunedì 26 novembre 2018

Tempo di falchi a Washington e Pechino


Non c’è solo Trump a militare contro la Cina: un non piccolo establishment militare e di intelligence spinge a Washington per una politica di confromto con Pechino – Trump forse è il meno belligerante del big government americano.
Trump ha aperto il confronto con la Cina sul piano commerciale e su di esso intende mantenerlo. Nelle agenzie di informazione e  
sicurezza, e nei comandi militari c’è invece preoccupazione per 
il nuovo attivismo di Pechino nel mare Cinese. Nei confronti di Formosa non solo, ma anche di tutti i paesi oltremare. A bassa intensità e senza grande spiegamento di forze, ma insidioso: occupa postazioni isolate negli arcipelaghi del mare cinese, con mezzi poco appariscenti, e poi vi installa basi militari. Di piccole dimensioni ma punti d’appoggio chiaramente scelti e montati secondo piani militari e suscettibili di assumere in breve rilevanza strategica.
Alcuni paesi del Pacifico se ne sono risentiti, e protestano
diplomaticamente, anche se non con i toni della crisi. Il Giappone, 
le Filippine e la Malesia. Washington non e ha appoggiato le rimostranze. Ma sta adottando spiani strategici anti-Cina.
In Cina l’espansionismo fa capo alla stessa presidenza. Il nuovo 
orientamento impresso dal presidente Xi è sotto discussione – come questo sito rilevava

La discussione è accademica e giornalistica. Con riferimenti, si 
presume, dentro il Partito. Ma Xi mostra di essere saldamente al 
comando.  

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