Un colpo di forza di Moretti.
Un colpo di genio: un racconto semplice, nella sceneggiatura - benché
apparentemente cancellata: ogni personaggio, ognuno, dice se stesso – e nel
montaggio, e molto drammatico. Il racconto del governo Allende di Unidad
Popular in Cile, la radicalizzazione, l’intervento degli Stati Uniti, il golpe di Pinochet, col bombardamento del
palazzo presidenziale.
L’antefatto, di filmati d’epoca,
è montato con tagli sapienti. Non da horror, come pure sarebbe stato possible,
ma giusti, per la forza della verità. L’ennesimo reportage già letto e già visto, su fatti ormai stranoti, si trasforma così in un racconto nuovo, “autentico”.
Il rtacconto è della persecuzione
, con torture, dei sostenitori di Unidad Popular, la fuga all’estero, i tanti
destini dissolti e ricomposti. Che
sembra, ed è, già tutto detto e noto, ma Moretti sa riraccontarlo. Con le
storie personali dei tanti che vissero quei momenti. Più numerosi quelli che si
rifugiarono in Italia, tramite l’ambasciata a Santiago, rimasta aperta.
Con un montaggio discreto una
narrazione efficace. E sempre onesta. Con una sola trascuratezza: che a
sinistra c’era un Mir, un movimento rivoluzionario, con e contro Allende
(contro il partito Comunista Cileno, che era parte di Unidad Popular). La
tentazione da vegliardi ai giardinetti di dire l’Italia di allora migliore di
quella di oggi, che è l’idea all’origine del film, è contenuta.
Nanni Moretti, Santiago Italia
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