Prima di Clinton il record
apparteneva a un altro presidente Democratico, Jimmy Carter, con 534 perdoni.
Dopo Carter - il presidente che aveva lasciato l’Iran agli ayatollah e il Medio
Oriente all’estremismo islamico, un po’ come fa Trump oggi con la Siria e lo
stesso Iran - terzo in graduatoria veniva il suo successore Reagan, con 393
perdoni. Il successore di Reagan, predecessore di Clinton, Buh sr., si era
limitato a 75.
Il presidente americano ha il potere di “grazia”,
come ogni capo di Stato – il perdono. Che però esercita con ampia
discrezionalità, piuttosto che a seguito di istruttorie burocratiche e per
procedure definite. Sollevando in più casi il sospetto che si tratti di un
esercizio corruttivo della grazia, dietro pagamento o per collusioni
politiche.
Rich aveva meriti non rivendicabili. Tra
essi la fornitura di petrolio iraniano a Israele, un contatto stabile tra il
servizio segreto israeliano Mossad, e i barbouzes
iraniani di Khomeini, e l’Irangate, l’armamento della guerriglia nicaraguegna contra con gli sfioramenti sul commercio
di petrolio iraniano sotto embargo – la guerriglia contro il regime di sinistra
sandinista. Il suo “perdono” tuttavia andò sotto inchiesta giudiziaria. Furono
critici, ripetutamente, l’ex presidente Carter e i capi democratici James
Carville e Terry McAuliffe. Risultò che l’ex moglie di Rich, Denise Eisenberg,
aveva fatto grosse donazioni alla Campagna senatoriale di Hillary Clinton a New
York e alla cosiddetta Clinton Library, predecessore della Clinton Foundation.
Un’altra inchiesta sui traffici levantini, questa volta in Iraq, lo schema
cosiddetto Oil-for-Food, sempre per aggirare l’embargo sulle esportazioni di
petrolio, in questo caso di Saddam Hussein, trovò Rich mediatore di almeno 4
milioni di barili di petrolio, otto-dieci grosse petroliere.
Il ministero della Giustizia di
Bush jr., il presidente repubblicano successore di Clinton, dovette aprire un’inchiesta sul perdono a
Rich. La affidò a un giudice Democratico, la capa della Procura Federale, Mary
Jo White. Che però non se la sentì di chiudere il caso. Finché Obama non la
promosse alla presidenza della Sec, la Consob americana, liberandola dall’inchiesta
su Clinton. Questa invece affidò a un esponente repubblicano, James Comey. Che
pronto scagionò Clinton. E fu promosso da Obama a capo della Cia – è il Comey
che poi Trump ha giubilato.
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