domenica 9 dicembre 2018

Germania e Italia unite nella Pietà

L’ennesima testimonianza della storia comune che lega, ha legato per molti secoli, Italia e Germania. E un dato filologico accertato e provato: il tema della Pietà, della Madre che riceve il corpo del Figlio morto o morente, che non è nella Passione dei Vangeli, è della devozione transalpina in area tedescofona. Detto del Vesperbild, immagine del Vespro, del tramonto, in segno di devozione mariana, oltralpe molto sentita.
La raffigurazione triangolare che culminerà nella Pietà di Michelangelo non è la derivazione di un modello classico, come si riteneva, ma di una tradizione almeno bisecolare, del Tre-Quattrocento, oltralpe. Con copie e adattamenti anche in area padana. Il prima caso che la mostra documenta è una tavola del 1368 a Bologna, dipinta da Simone dei Crocefissi, detta “Pietà di Elthinl”, il giovane committente tedesco raffigurato ai margini. Altre figurazioni sul modello del Vesperbild furono presto diffuse a Venezia, e a Ferrara, Siena e in Umbria, prima della commissione della Pietà a Michelangelo nel 1498.
Una riscoperta anche, seppure indiretta, della ricca eredità gotico-teutonica che Milano trascura. Di un tempo quando i possedimenti del convento bavarese di san Benedetto, Benediktbeuern, arrivavano fino alle valli padane. Nonché di prima e ancora dopo. Nel romanico gotico lombardo che farà da canone principe ancora per la costruzione del Duomo. Molto volendo si può scoprire, malgrado il tram e il monumento a Costantino, a San Lorenzo Maggiore, nelle colonne, nel battistero di sant’Aquilino. O ai monasteri di san Celso, san Vincenzo e sant’Ambrogio, a santa Maria Remale.
Antonio Mazzotta-Claudio Salsi, a cura di, Vesperbild. Alle origini della Pietà di Michelangelo, Milano, Castello Sforzesco 

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