Un onesto operaio ne “L’amica
geniale”, che ha lasciato la fabbrica per mettersi in proprio, e si è sacrificato
a sposare un donna dolce e bella benché improduttiva, butta la figlia dalla
finestra, le impedisce di andare alle medie perché femmina, e il maschio
insolentisce violento in ogni occasione. In “Nero a metà” la Commissaria capo
Liskova, e il solito giudice sfaticato e saputo, vogliono provare che l’ispettore
Amendola è un assassino. Non provare se, vogliono che sia provato. E non perché
siano cattivi o loffi, no, per la legge. Che è assurdo, violare la legge per la
legge. Peggio fa il “nero a metà” che dovrebbe commuoverci, ex bimbo profugo,
orfano, amorevole figlio adottivo, innamorato fantasioso della figlia
dell’ispettore: si trombava la Commissaria Capo, che non è male ma lui
lo fa da carrierista, e per conto di lei crea una falsa prova contro il padre
dell’innamorata, il sincero gigante Amendola, dopo averle sottratto le chiavi
di casa dalla borsa, da borsaiolo senza cuore.
Sarà la figura del maschio
che deve essere cattivo, della nuova moralità puritana americana, se Hbo ha
fatto “L’amica geniale” per gli Usa. Ma così scorretto, da galera? Sarà questa
la nuova moralità? Da social sospettosi di tutto. Magari dello stesso puritanesimo
Usa, degli avvocati a percentuale – “è tutto un bordello”? Ma non si capisce. E
poi se è vero che il papa riposa la sera con Rai 1, che sogni farà?
Saverio Costanzo, L’amica geniale
Marco Pontecorvo-Giampalo
Simi, Nero a metà
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