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venerdì 28 dicembre 2018

Il funerale della sinistra


Al funerale di Sandra Verusio, la “marchesa rossa” dei salotti romani, solo la politica di sinistra, D’Alema, Bertinotti, Augias, Annunziata. Che ancora cammina con le proprie gambe, senza badati, ma archeologia vivente, evidente. Politica prima che per età. In attesa che torni il fascino delle rovine?
Un’archeologia onesta, si dice, perché non si nasconde: non fa finta di non essere quello che è stata. Ma a suo modo sempre autocelebrativa, della propria onestà. A san Salvarore in Lauro, chiesa, con annesso ex chiostro affittato, dei ricchi e potenti.
Sandra Verusio non era marchesa, né di nascita – nata Supino a Pisa - né di matrimonio – i Verusio di Ceglie sono marchesi recenti a Napoli, per matrimonio con l’ultima Sisto Y Britto, ma non Giovanni, il mite avvocato marito di Sandra. Marchesa era l’appellativo che gli amici, compagni?, volevano, per darsi una sostanza. Una sinistra di nobili senza onore – senza aver mai fatto nulla di buono.
Sandra Verusio si voleva influencer – gratuita, s’intende, per conto di Krizia, e di Mariuccia Prada, le stiliste “rosse” lombarde. Che è un buon segno, la sinistra non è indigente. 
Sandra Verusio aveva un attico-superattico in centro “in una zona elegante di Roma”, una villa sull’A ppia Antica, una in Sardegna, una in Maremma, e una casa a Parigi. La metà delle “case” di Berlusconi, altro egotista sfrenato, in cerca di riconoscimento. Che Verusio odiava, di sincero disprezzo: succede nel mercato, con la concorrenza.

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