sabato 15 dicembre 2018

Il Medio Oriente è russo


Una novità assoluta si sta confermando in Medio Orente: il patronato russo. Putin è il playmaker. In Siria è arbitro e parte vincente. In Iran e in Turchia è la potenza di riferimento. E con l’Arabia Saudita gestisce il mercato mondiale degli idrocarburi. Senza dispiacere a Israele. Vincitore by proxy anche nello Yemen, dopo la Siria. Il Senato americano, votando contro il sostegno all’Arabia Saudita nello Yemen lascia libero campo all’Iran, armato e protetto da Mosca.
L’unico fronte su cui l’Occidente ancora confronta Mosca è l’Ucraina, ed è debole. Ancora di più, prevedibilmente, dopo le elezioni a Kiev, a motivo della corruzione, una desovietizzazione interminabile.
L’assassinio del giornalista Kashoggi ha ulteriormente allontanato gli Stati Unti dalla gestione del Medio Oriente. In un’area da “vergini offese” che non fa giustizia al giornalista assassinato e non consolida ma indebolisce l’egemonia americana. La partita è ancora in sospeso: l’Arabia Saudita, mentre si regola per gli idrocarburi con Mosca, fa shopping di armi negli Stati Uniti. Ma le novità ci sono già, e forti.
Quello che non era riuscito a Caterina la Grande e ai successori, contenuti dall’impero ottomano e poi dall’Inghilterra, è un dato di fatto, senza proclami, di Putin: una sorta di imperialismo grigio, non pirotecnico, non declamatorio, ma vigoroso e rapido. Vecchio stile anche, non dispendioso: Putin si fa forte vendendo armi e fornendo protezione diplomatica.

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