Antisemitismo – Va molto con
l’anti-cristianesimo. Quello culturale, per esempio di Heidegger, e non
razziale. Col rifiuto della religiosità giudeo-cristiana, del Dio Unico
eccetera. Che si viene a giudicare, in termini politici, dottrina di potere e
liberticida.
Di padre in figlio – È pratica
oggi sospetta, perché applicata alle professioni, e al mercato delle influenze –
medico il padre medico il figlio, professore il padre professore il figlio. Ma
è l’esito della pratica artigianale, compresa quella artistica. Si impara, si
imparava, il mestiere di padre in figlio – oppure a bottega da un maestro che
aveva anche la funzione di padre.
Questo
era vero pure in campo artistico, per generazioni di musicisti e di attori, e
anche qualche pittore. Fino a recente il familismo era valutato positivamente
pure in campo professionale. Ma essendo molte di queste professioni di natura pubblica,
come la giurisdzione o l’insegnamento, o diventate pubbliche, come l’esercizio
della medicina, il tramandarsi della professione “di padre in figlio” è sospetto
di favoritismo.
Europa - Nell’ideologia
tedesca del “tramonto” Heidegger si segnala. Di cui un passo del “quaderno
nero” “Note IV”, probabilmente del 1948, fa la summa – a p. 486 dell’edizione
Bompiani: “Questo zampettio di smidollati, per salvare un’Europa che non è
nemmeno capace di tramontare. Essi continuano a non notare che è giunto il
tempo di preparare ancora gli ultimi che siano capaci del tramonto. Gli
indugianti sono già al lavoro; nel frattempo si è interposto l’“Occidente cristiano” – a che scopo?
affinché tutto ciò che è fragile si perpetui?
“Certo
il tramonto non è la fine e ancor meno esso è il nulla – una cosa del genere
sembra essere il tramonto solo per gli occhi di quelli che restano attaccati a
quanto è invalso finora. Se dovessero perdere questo, per loro tutto sarebbe perduto. Ma forse così tutto sarebbe invece
guadagnato”.
Un’argomentazione
che sembra senza senso e invece ce l’ha. Del tipo “muoia Sansone con tutti i
filistei”.
Opinione pubblica – L’informazione
non può essere neutra. I fatti separati dalle opinioni, divisa attribuita in
Italia al giornalismo anglosassone, è falsa perché quel giornalismo si vuole
orientato, e anche spregiudicato, ma è soprattutto impossibile. Di questa
impossibilità Heidegger in uno dei suoi “quaderni neri”, il “Note
II2, a p. 185, dà un altro paletto, sotto forma di dubbio: “In che modo la
dittatura dell’opinione pubblica, attraverso il dominio del «giornale», rende
impossibile il leggere dietro l’apparenza di formare dei «lettori»?”. Il “leggere”
come esercizio critico.
Del giornalismo il filosofo si fa successivamente opinione riduttiva, quale strumento di propaganda, di organizzazione del consenso – p. 195: “Esso appartiene alla tecnica. È l’organizzazione tecnica delle illusioni necessarie per la pubblicità, in base alle quali il «popolo», vale a dire la massa, si immagina di determinare se stessa e di dominare”.
Del giornalismo il filosofo si fa successivamente opinione riduttiva, quale strumento di propaganda, di organizzazione del consenso – p. 195: “Esso appartiene alla tecnica. È l’organizzazione tecnica delle illusioni necessarie per la pubblicità, in base alle quali il «popolo», vale a dire la massa, si immagina di determinare se stessa e di dominare”.
Tradotta come pubblicità, la Öffentlichkeit è in realtà in tedesco l’opinione pubblica.
Populismo – Sfugge alle definizioni.
Se non, genericamente, come passione politica non riflessa, non mediata da
convinzioni ideali, o politiche o sociali - convinzioni salde comunque, la convinzione
si vuole “salda”. Il populismo sarebbe la politica della “pancia”, della
reazione istintiva.
Ma
la passione politica è prevalente anche in ambiti che si dichiarano non
populisti. Per esempio su Trump. E non tanto sul personaggio, certo outsider, quanto sul suo fondo
elettorale. Il successo elettorale di Trump viene contestato sulla base di false
comunicazioni – di fake news di
origine russa, tipo guerra fredda, e di altre manipolazioni online. E, al rinnovo
parziale del Congresso un mese, fa con innumerevoli riconteggi. Non con analisi,
e conseguenti decisioni, politiche, ma col pregiudizio. Che è la terra di coltura
del populismo.
La
contestazione di Trump rafforza in America Trump. Questo può voler dire che “populismo
chiama populismo”, o il populismo rafforza il populismo, seppure di segno contrario,
in una sorta di avvinghiamento elicoidale.
Il
rifiuto del presidente – la mancata accettazione del voto – in America non è nuovo,
determinato dal personaggio Trump. I necrologi per il 41mo presidente George
Bush sono unanimi nel dirlo l’ultimo presidente accettato, non rifiutato cioè
dagli oppositori. Dopo Bush padre ci sarà solo l’esercizio irriflesso della
passione politica, da destra e da sinistra, contro Clinton, Bush jr., Obama,
Trump.
Sondaggi – Regolano la vita politica nel mentre che la certificano-rilevano statisticamente. O
pretendono di regolarla, nell’alveo di una considerazione razionalista del voto
– della propensione di voto, della scelta. E così sembra: influenzano le
propensioni di voto, tra gli indecisi e anche, in rilevante misura, tra chi ha
un’opinione o ha già fatto una scelta. Pur essendo rilevazioni “orientate”, necessariamente,
in base ai criteri e alle metodologie di rilevazione, pur pretendendo al’oggettività,
senza finalità o pregiudizio. Ma non regolano la politica, che resta il fatto
di passioni e rimozioni, anche violente e immediate, non riflesse. Il voto
americano per Trump non viene assimilato anche per questa ragione: è stato, nel
2016 e a inizio novembre, un voto passionale, “di pancia” si dice, che ha
rovesciato tutti i sondaggi. Due anni
fa, alle presidenziali, tutti i maggiori
sondaggisti erano certi al 100 per cento della nessuna possibilità di vittoria
per Trump. I sondaggi delle legislative di novembre si volevano cauti, ma a
fini di scongiuro, di fatto prevedevano concordi un Congresso a maggioranza anti-Trump, mentre
questo è avvenuto solo per la Camera dei Rappresentanti.
Tramonto – Dell’Europa,
dell’Occidente,del mondo, è fantasia tipicamente tedesca, da Wagner e Nietzsche
a Spengler, a Heidegger e alle tante prefiche della crisi – per l’aria, per
l’acqua, per la Cina. Per nessun altro motivo che l’impossibilità per la
Germania di accedere al ruolo imperiale cui si voleva destinata dopo la
ricostituzione dell’impero nel Reich, con incoronazione di rara sensibilità a
Versailles. Immemore per questo perfino del Sacro Romano Impero – il “Reich” si
voleva un’altra cosa, né romano né sacro.
astolfo@antiit.eu
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