mercoledì 12 dicembre 2018

Il senso delle vite senza senso

Metamorfosi, nei toni del “giallo”, con qualche suspense.  Di vite reali inventate. Al modo di Henry Dark, segretario di Milton, “un personaggio di un libro che un volta ho scritto”.  O di Peter Freuchen, l’eploratore artico qui esagerato, che il suo stesso respiro minaccia di soffocare.
Vite che si assottigliano, si frantumano, si perdono a New York. Di Risolutori o deus ex machina : il Detective dei gialli, l’Autore – che diventano vittime di se stessi. Cacciatori che diventano prede, e si dissolvono mentre che si esercitano al meglio. Su un presupposto sbagliato, che è la “filosofia” di Auster anche in altri racconti: che “le vite non hanno senso”. Mentre il contrario è vero – “le vite non hanno senso” conclude una incursione sulla vita di Da Ponte, che invece ne è piena (e cosa dirà il biografo di Auster?).
Racconti anche sotto il fascino dei barboni di New York. Metropolitani, di Normale Degrado: imprevedibile e inatteso ma radicale. Inciampi, deviazioni, deiezioni, verso cui l’autore, recluso volontario nell’arco Brooklyn-Manhattan, è attratto. Genere a effetto, e perciò sospetto. 
Metamorfosi, nei toni del “giallo”, con qualche suspense.  Di vite reali inventate. Al modo di Henry Dark, segretario di Milton, “un personaggio di un libro che un volta ho scritto”.  O di Peter Freuchen, l’eploratore artico qui esagerato, che il suo stesso respiro minaccia di soffocare.
Vite che si assottigliano, si frantumano, si perdono a New York. Di Risolutori o deus ex machina : il Detective dei gialli, l’Autore – che diventano vittime di se stessi. Cacciatori che diventano prede. E si dissolvono mentre che si esercitano al meglio. Su un presupposto sbagliato, che è la “filosofia” di Auster anche in altri racconti: che “le vite non hanno senso”. Mentre il contrario è vero – “le vite non hanno senso” conclude una incursione sulla vita di Da Ponte, che invece ne è piena (e che cosa dirà il biografo di Auster?)
Racconti anche sotto il fascino dei barboni di New York. Racconti metropolitani, di Degrado Normale: imprevedibile e inatteso ma radicale. Inciampi, deviazioni, deiezioni, verso cui l’autore, recluso volontario nell’arco Brooklyn-Manhattan, è attratto. Genere a effetto, e perciò sospetto. Con un finale a pesce, anzi senza capo né coda. 
Ma il corpo è godibile, la narrazione avvincente. Per un nota  scanzonata che la sottolinea. Tra personaggi che rientrano nella trilogia come a teatro tra le quinte. O come fantasmi – i “Fantasmi” del secondo racconto sono gli scrittori, che vivono scrivendo, soli, muti. Anche se senza residui - dopo non resta nulla, non un personaggio, e nemmeno la storia. 
Racconti di bravura, Città di vetro”, “Fantasmi”, “La stanza chiusa”. Scritti in compagnia della lettura di Marco Polo – le “meraviglie” della scoperta e della scrittura. Con un omaggio alla moglie Siri – Hustvedt, la scrittrice.
Paul Auster, Trilogia d New York, Einaudi, pp. 316 € 12

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