Metamorfosi, nei toni del “giallo”,
con qualche suspense. Di vite reali inventate. Al modo di Henry
Dark, segretario di Milton, “un personaggio di un libro che un volta ho scritto”. O di Peter Freuchen, l’eploratore artico qui
esagerato, che il suo stesso respiro minaccia di soffocare.
Vite che si assottigliano, si
frantumano, si perdono a New York. Di Risolutori o deus ex machina : il Detective dei gialli, l’Autore – che diventano
vittime di se stessi. Cacciatori che diventano prede, e si dissolvono mentre
che si esercitano al meglio. Su un presupposto sbagliato, che è la “filosofia”
di Auster anche in altri racconti: che “le vite non hanno senso”. Mentre il
contrario è vero – “le vite non hanno senso” conclude una incursione sulla vita
di Da Ponte, che invece ne è piena (e cosa dirà il biografo di Auster?).
Racconti anche sotto il
fascino dei barboni di New York. Metropolitani, di Normale Degrado:
imprevedibile e inatteso ma radicale. Inciampi, deviazioni, deiezioni, verso
cui l’autore, recluso volontario nell’arco Brooklyn-Manhattan, è attratto. Genere a effetto, e perciò sospetto.
Metamorfosi, nei toni del
“giallo”, con qualche suspense. Di vite reali inventate. Al modo di Henry
Dark, segretario di Milton, “un personaggio di un libro che un volta ho
scritto”. O di Peter Freuchen, l’eploratore
artico qui esagerato, che il suo stesso respiro minaccia di soffocare.
Vite che si assottigliano, si
frantumano, si perdono a New York. Di Risolutori o deus ex machina : il Detective dei gialli, l’Autore – che diventano
vittime di se stessi. Cacciatori che diventano prede. E si dissolvono mentre
che si esercitano al meglio. Su un presupposto sbagliato, che è la “filosofia”
di Auster anche in altri racconti: che “le vite non hanno senso”. Mentre il
contrario è vero – “le vite non hanno senso” conclude una incursione sulla vita
di Da Ponte, che invece ne è piena (e che cosa dirà il biografo di Auster?)
Racconti anche sotto il
fascino dei barboni di New York. Racconti metropolitani, di Degrado Normale:
imprevedibile e inatteso ma radicale. Inciampi, deviazioni, deiezioni, verso
cui l’autore, recluso volontario nell’arco Brooklyn-Manhattan, è attratto. Genere
a effetto, e perciò sospetto. Con un finale a pesce, anzi senza capo né coda.
Ma il corpo è godibile, la narrazione avvincente. Per un nota scanzonata che la sottolinea. Tra personaggi
che rientrano nella trilogia come a teatro tra le quinte. O come fantasmi – i “Fantasmi” del secondo racconto sono gli scrittori, che vivono scrivendo, soli, muti. Anche se senza
residui - dopo non resta nulla, non un personaggio, e nemmeno la storia.
Racconti di bravura, Città di vetro”, “Fantasmi”, “La stanza
chiusa”. Scritti in compagnia
della lettura di Marco Polo – le “meraviglie” della scoperta e della scrittura. Con un omaggio alla moglie Siri –
Hustvedt, la scrittrice.
Paul Auster, Trilogia d New York, Einaudi, pp. 316 €
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