Un film per critici –
premiato a Venezia a settembre, è piaciuto a tutti i critici, non c’è un parere negativo, neanche moderato. Ma
con scene forti anche per lo spettatore:
la strage di piazza delle Tre Culture a Città del Messico il 3 ottobre
1968, il parto traumatico della bambinaia tuttofare Cleo con la nascitura morta
soffocata dallo shock, la festa di Capodanno dei ricchi, gli amori delle serve
nella mezza giornata di riposo, i cari randagi in ogni scena, il ritorno di
Cleo nella povertà acquitrinosa del paese, il salvataggio dei bambini
nell’oceano. Con richiami al già visto: Fellini nella festa, e nel richiamo “amarcord”
del film, Bunuel di “Los olvidados”, e il ritmo neo realista, non affettato, del
filo conduttore, la vita di un famiglia medio borghese, nel quartiere Colonia
Roma di Città del Messico.
Un omaggio a Libo, la propria bambinaia di Cuarόn, qui nominata Cleode-qualcosa,“Manita”,
da Flor de Manita, il lussureggiante convolvolo rosso che Humboldt classificò.
“Il film che ho sempre sognato di fare” di Cuarόn. Tornato per questo in
Messico, dopo Hollywood, e l’Oscar alla regia del 2014 per “Gravity”: “Tornare
al mio paese con questo specifico progetto è stato qualcosa di molto personale.
Abbiamo fatto un film degli anni 1970, con molti elementi e esperienze della
mia infanzia”.
Un racconto molto latino: donne tutte eccezionali, le
serve, la madre, la nonna, la dottoressa in ospedale, uomini sciocchi
sciupafemmine. In un mondo di violenza – la presentazione del film ricorda che
la stessa troupe ne è stata oggetto
durante le riprese, picchiata e derubata di tutto. Ma anche di creatività,
specialmente al cinema nelle ultime stagioni.
Cuarόn, scrittore e regista,
ne è l’autore a parte intera, soggettista, sceneggiatore, direttore della
fotografia, montatore. Una piccola produzione, ora distribuita da Netflix, in
sala solo per un paio di giorni, per pochi spettatori – solo 50 copie ne sono
state stampate. Al cinema, diversamente che nella scrittura, è ancora possibile
fare opera d’arte, tra i congegni del mercato.
Alfonso Cuarόn, Roma
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