letterautore
Berlino – Corrado Alvaro la trovava
ben tedesca negli anni 1930, “malgrado i bar internazionali”, e per questo impossibilitata
a un ruolo internazionale o di centro europeo: “Il fondo del popolo, malgrado i
bar internazionali, era tedesco fino alla radice delle ossa, e la solidarietà
tedesca verso tutto quello che fosse tedesco vietò appunto a Berlino di
assumere una funzione internazionale e di diventare un centro europeo. Era una civiltà
locale infatuata di americanismo e di russismo, ma rimaneva tuttavia
chiaramente indigena”.
Complesso di Telemaco – Un “complesso di
Telemaco” accanto a quello di Edipo Sylvain Tesson popone in “Un’estate con
Omero”. Non goliardico, anzi, a proposito della ricerca del padre, che prende i
primi quattro canti dell’“Odissea”: “Una nuova sindrome basata sul ritrovamento
invece che sulla rottura: “L’Edipo freudiano deve profanare le sue origini per
affermare la sua individualità”, mentre “Telemaco non vuole uccidere il padre
né desiderare la madre”. Anzi, “lotta per ritrovare il suo genitore, reinstallarlo
sul trono, riunire i suoi genitori”. Una “figura più principesca”, che non
quella freudiana.
Dante – È omerico. Per Ulisse e,
soprattutto, per la scansione e i ritmi della “Commedia”. Le analogie, immagini, metafore, similitudini, aggettivazioni in cui eccelle, e la mescolanza di divino e umano sono omeriche,
non ci sono altri modelli analoghi nella classicità. Nell’“Odissea”, se non
altrove, trovava anche un primo viaggio agli Inferi, ben prima di quello di
Maometto.
Dialetto – Suona nasale in “Ragazzi
di vita”. Carnale invece, pregno, nel “Pasticciaccio”, anche se infedele: è
dialetto nel linguaggio, il giro del frase e la mentalità che gli sottosta. La nasalità
è l’opposto del dialetto, che è carnale per essere tribale.
Digitale – Dei social, del big data,
è il mondo che il viaggiatore d’avventura Tesson, tourné classicista in “Un’estate con Omero”, trova già nell’“Odissea”.
L’isola dei Lotofagi, prima incursione di Ulisse “nel mondo irreale, tappa iniziatica
in una cartografia dell’immaginario… metaforizza le occasioni per distoglierci
dall’essenziale”. Che possono essere costanti, come in quell’isola: “Dopotutto,
le ore che passiamo ipnotizzati sugli schermi digitali, dimentichi dei nostri
impegni, dispendiosi del nostro tempo, distratti dei pensieri, indifferenti al
nostro corpo che s’ispessisce davanti alla tastiera, somigliamo alle ore
smarrite dei marinai di Ulisse, sull’isola avvelenata”.
Il Big Data, o Big Brother, è la sirene,
che tutto sanno di ognuno di noi – “Noi sappiamo tutto ciò che avviene sulla
terra feconda”. Automatico per Tesson l’apparentamento: “Esse ci spiano,
prefigurazione di questo incubo nel quale noi sguazziamo con un piacere consenziente:
il bi data delle nostre vite, contenuto nei nostri apparati elettronici e
archiviato nella nuvola planetaria”. Tanto
più per essere le sire di Omero uccelli e non creature acquatiche: “Dal cielo
le Sirene attaccano. Dal cielo i satelliti ci sorvegliano. La trasparenza è un
veleno”.
Fake news – “Passività e isterismo”,
scriveva Corrado Alvaro in “Film Rivista”, 1946, “sono il risultato dell’educazione
introdotta con tali modelli”, il cinema e la radio. In cui il ruolo dell’ascoltatore-spettatore
è inerte, ridotto al silenzio. Lo scriveva non da censore – lui stesso è stato
sceneggiatore di numerosi film - ma da analista degli effetti dei due strumenti,
già allora ampi. Della tecnica, si può aggiungere, allora per la prima volta
applicata alla comunicazione, il video sonoro: “Come accadde a tutte le trovate
della tecnica, questi strumenti nati per migliorare l’uomo, sul principio lo
degradarono”.
Femminismo - “Il
grande cambiamento della donna”, agli inizi del femminismo e dopo, “fu di
adattare uno stile di vita in cui tutto la ferisce” – Colette. Anche
se il femminismo resta un dovere, sono gli uomini che uccidono le donne.
Halévy – Daniel Halévy, l’amico e quasi
agente letterario di Proust, nonché confidente e agen te letterario di Georges
Sorel, “Riflessioni sula violenza”, 1908, fu anche amico e mentore di Malaparte
in francese, in qualità di collaboratore di Bernard Grasset, l’editore. Pronubo
di almeno due libri di Malaparte in francese: “Technique du coup d’État e “Lénin
Bonhomme”.
Venezia – Svezzò Rousseau. Che vi
soggiornò per un anno, libero dal patronaggio di madame de Broglie a Parigi (dopo
quello, lunghissimo, di madame de Warens). Grazia al quale, divenuto segretario
del conte di Montaigu, ambasciatore di Francia presso la Repubblica di Venezia,
fu con questi nella città lagunare per un anno, dal settembre 1743 all’agosto
1744. Fu a Venezia che cominciò a stendere le prima note sul malgoverno delle città,
che poi diventeranno il trattato incompiuto “Institutions Politiques”, ma da
cui estrarrà il testo noto come “Il contratto sociale”. È di ritorno dall’incarico
che lascerà i piccoli mestieri nei quali si era ingolfato, di copista di musica
e analoghi, presenterà, nel 1750, ormai di 38
anni, all’Accademia di Digione il
suo primo “discorso”, “Sulle scienze e sulle arti”.
Viaggio – È il ritmo del cinema,
trovava Corrado Alvaro “Al cinema”- e del romanzo. Interrogandosi sulla natura
del cinema, alla prima occasione di recensire un film, “1860” di Blasetti, nel
1934, su “Nuova Antologia”: “Il suo ritmo”, del cinema, “è quasi di viaggio. In
fondo la stessa letteratura narrativa ha per schema invariabile il ritmo
del viaggio e del movimento; prima è un viaggio
materiale come quello di Ulisse, poi un viaggio attraverso l’esperienza morale
come quello di don Chisciotte e di Renzo Tramaglino”.
letterautore@antiit.eu
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