mercoledì 12 dicembre 2018

Ombre - 443

Non c’è una maggioranza britannica per l’uscita dall’Unione Europea – anche perché nella Ue Londra ci sta comodamente, cioè con tutti i suoi comodi. C’è una minoranza isolazionista (sovranista, imperiale), che diventa però maggioranza, lo è diventata al referendum, per beghe interne al partito Conservatore. Contro Cameron, il primo ministro del referendum, e ora contro  May. Gli eventi politici in democrazia si producono per linee di forza sghembe.

Non ha fatto in tempo ad annunciare le dimissioni da capo del personale alla Casa Bianca, per fine anno, che a John Kelly sono piovute addosso offerte stratosferiche per le memorie. Con anticipi, scrive il “Daily Mail”, fino a 15 milioni di dollari, cifra paperoniana. Purché parli male di Trump, che lo ha nominato. Libertà di stampa? Controinformazione? Business? La democrazia si nutre di rifiuti.

Un’edizione straordinaria del Tg 1, nel mezzo de “L’amica geniale”, fa molto di più che un’intemperanza di Salvini. Per l’allarme e l’ansia che mette in moto. Ma soprattutto perché riporta alla realtà dei fatti, tra i buoni propositi e le petizioni di principio. Bisogna essere antirazzisti, ma la prescindere diventa a prescindere dallinformazione. 

L’attentato ormai di prammatica del terrorismo islamico alla vigilia di Natale in una piazza europea è odioso naturalmente, ma anche insidioso. Perché mette in imbarazzo le buone coscienze. E perché esporta in Europa, per il Natale, gli odi interni che caratterizzano l’islam da un quarantennio, tra sciiti e sunniti, e tra diverse fazioni sunnite, con stragi degli indifesi, alle scuole e nei mercati.

Dire terroristi gli Hezbollah libanesi-iraniani, che lo sono sempre stati e non vogliono essere altro, è sovversivo: Salvini che lo ha detto in Israele moltiplica i servizi tv e le paginate contro. Per fargli un monumento? È Salvini stesso che mobilita i media, anche contro di sé?

La Francia può andare sopra il 3 per cento di deficit di bilancio e non succede nulla, l’Italia non può andare al 2,4 e nemmeno al 2. I casi sono differenti, la Francia non ha il debito dell’Italia e quindi pone meno problemi. Ma la discriminazione percepita è poco contestabile. Non ragionevolmente: il debito del’Italia è posto per affidabilità a livello di Ungheria, Romania,  Kazakistan, peggio di Panama e le Filippine, del Messico, del Perù, della Malesia, molto peggio del Botswana. E questa è una discriminazione difficile da giustificare.

Dunque la paga oraria media del lavoro dipendente è scesa in due anni, 2015-2016, di due euro e mezzo, a meno di 10 euro, se n’è accorto anche l’Istat. Come si pensa che un’economia sia prospera se la distribuzione del reddito si contrae invece di allargarsi, se si produce povertà invece che ricchezza?

E L’Istat non dice – lo dice tra le righe – che una gran parte del lavoro, quello femminile, quello giovanile, è pagato 8 euro l’ora. Per crearsi una famiglia, fare figli, disinnescare la gelata demografica, far crescere l’economia? Per combattere la paga oraria cinese, si dice. Ma la Cina si combatte con la qualità del prodotto, e con controlli alla dogana.

La presidente mancata della sinistra americana Hillary Clinton è testimonial (si fa fotografare) ospite d’onore in India alle nozze superricche superkitsch di una superricca ragazza indiana.  Hillary non si arrende, non vuole stare dietro a Trump nemmeno in volgarità.
Però si fa pagare.

I “gilets jaunes” francesi mobilitati da Putin. Perché no? È facile infinocchiare l’opinione pubblica, l’America non ha inventato nulla.

Florentino Perez, il padrone di mezza Argentina e del Real Madrid, si accorda col suo fratello Macri, il presidente argentino, per far disputare la Copa Libertardores argentina a Madrid, nel suo stadio. Al costo di 90 milioni. Che le squadre bonaerensi finaliste perdono e il Real Madrid incassa. E tutto sempre molto chiaro nel calcio, a volerlo leggere: la corruzione vi è spregiudicata.

Insulti alla memoria di Scirea in Fiorentina-Juventus, fischi del settore interista alla memoria di Radice, ma il procuratore della Figc Pecoraro non batte ciglio. Se non punta Juventus, Napoli non si muove – il prefetto Pecoraro, famoso a Roma perché voleva crearvi la monnezza per strada, successore alla Figc del napoletanissimo Palazzi, non è propriamente di Napoli, è di Palma Campania.

Al funerale di George Bush Trump saluta tutti, con vigore Barack Obama e Michelle Obama, ma non i Clinton, ostentatamente, seduti accanto agli Obama. Che erano stati gli ospiti d’onore alla festa per le sue nozze con Melania nel 2005, l’ex presidente e la senatrice di New York. Trump nn era allora reietto. O la politica non scalfisce l’establishment, è solo un gioco di avanscena - avanspettacolo. 

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