Una raccolta di racconti pubblicata
da Feltrinelli quando curava le “voci nuove” e i “franchi narratori” - preistoria editoriale, e letteraria. Ma Gabriella
non era un’avventizia. I racconti hanno una cifra letteraria definita, più vicina,
in chiave veneta a lei contemporanea, anni 1950-1960, a Meneghello che a
Parise - a quello che sarà Meneghello, che pubblica a partire dal 1963. Di entrambi condividendo una sorta di stupore di fronte alle cose e
agli eventi. In un’Italia, anche, ancora borghigiana.
Una raccolta poi rimasta
unica. Gabriella restò travolta dal Sud America, dalla politica sudamericana. Ottima
retorica, impolitica. Dalle finte geografie della fame, che sono il motore del
sottosviluppo – le finte, non la fame.
Gabriella Lapasini, I racconti del borgo
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