Baccalà – Un
pesce del mare del Nord che è alimento diffuso del Mediterraneo. Non se ne fa
cucina in Germania, in Svizzera, in Olanda, in Austria, in Francia. Sì in
Italia, in Portogallo, paese a suo modo mediterraneo, in Spagna, in Grecia. In
Italia diffuso e apprezzato nel Veneto, in Toscana, in Abruzzo, a Roma, e in
Calabria – Messina inclusa, in quanto rivierasca dello Stretto. Alimentando un
vastissimo ricettario. In Calabria (e a Messina) come alimento pregiato, in
forma di stoccafisso (“stocco”), il merluzzo essiccato invece che sotto sale.
In
Calabria la Norvegia ha tenuto un consolato a Reggio Calabria dopo il terremoto
e fino agli anni 1960 – poi spostato a Messina. Per il commercio dello stocco.
La Norvegia, prima di arricchirsi col petrolio, a partire dagli ani 1960, era
un paese di contadini e pescatori, di pesce povero, merluzzi e balene.
Complotto – Quello
“gesuita” è particolarmente robusto. Dopo che i gesuiti stessi avevano provveduto
nell’Ottocento a creare numerosi complotti, in genere liberali-massonici, dall’abate
Barruel alla fondazione di “Civiltà cattolica” e ai romanzi di padre Bresciani,
ma questo non esime. Tuttora è attivo un sito in rete che attribuisce ogni
nefandezza dell’Otto-Novecento ai gesuiti. Di cui una rassegna fa online Joël LaBruyère, “Le monde malade des jésuites”,
che tutti gli eventi malefici del mondo, di oggi e del passato, riesce a mettere
in conto ai gesuiti. LaBruyère, musico e mistico, il guru del gruppo musicale femminile
francese Les Brigandes, di estrema
destra. Ma sul complotto dei gesuiti si sono prodotti personaggi
notevoli: Pascal, “Le Provinciali”, 1656-57, Michelet, Quinet, l’abate Gioberti, “Il
gesuita moderno”, 1846.
Cristiani – Non sono
protetti, nonché dai governi occidentali, cristiani per storia e tradizione, nemmeno
dalle chiese, per prima la chiesa di Roma. Non in Africa (Etiopia, Egitto, Sudan),
non in Asia dove erano radicati dalle
origini: Libano, Palestina, India, Iraq. Nonché dove erano e sono, seppure sparsamente, presenti, dal Pakistan
alla Cina.
Secondo
Open Doors, un’organizzazione americana, ogni giorno 10-12 cristiani vengono
uccisi nel mondo, quasi tutti a opera di islamici, e settanta subiscono violenza
(arresto, sequestro di casa e beni, tortura). Secondo la stessa organizzazione,
c’è una graduatoria distinta dei luoghi di persecuzione. I primi dieci sono
nell’ordine: Corea del Nord, Iraq, Eritrea, Afghanistan, Siria, Pakistan, Somalia,
Sudan, Iran, Libia. Seguono: Yemen,
Nigeria, Maldive, Arabia Saudita,. Uzbekistan, Kenya, India, Etiopia,
Turkmenistan, Vietnam e Qatar.
Numerose teorie alla Dan Brown sono circolate, di una chiesa
di Roma infeudata a interessi laico-massonici, anche per privilegiare gli
interessi economici rispetto a quelli umani e di fede. E per questo prona, al
coperto del dialogo interconfessionale, a sacrificare i suoi fedeli in giro per
il mondo. Teorie naturalmente complottistiche, tanto vere quanto false. Che si
basano però su trascuratezze effettivamente bizzarre del Vaticano. Per esempio
per lo stillicidio di assassinii di cattolici in Pakistan, o di cristiani in
genere nella Nigeria del Nord, il “terzo” mussulmano del grande paese africano.
Un caso è preclaro, della Comunità di Sant’Egidio a Roma, che è quanto dire il
Vaticano, che ha sponsorizzato con convegni, aiuti umanitari, e conferenze
politiche l’indipendenza del Kossovo dalla ortodossa Serbia. Di una porzione della
Serbia cioè che si vuole parte della Grande Albania, a sua volta proiezione non
dissimulata di un disegno neo ottomano della Turchia. La cosa viene addebitata
alla dabbenaggine dei gestori della Comunità, ai quali veniva inviato quale uomo
di paglia un piccolo Gandhi locale, Ibrahim Rugova. Nel mentre che Hashem Thaçi, un giovane mafioso che poi diventerà il capo del Kossovo
indipendente, bruciava e distruggeva tutte le chiese e i monasteri cristiano
ortodossi della regione. Le distrusse negli anni di Rugova, sotto la
copertura del mite intellettuale, che comunque nessun seguito aveva nel paese.
Globalizzazione
– La vera rivoluzione del Novecento, benché tarda,
la sola. Economica e sociale, come quella che ha apportato benessere in quantità
apprezzabili ai miliardi di persone, in Asia, in America Latina, e anche in Africa.
A partire dal Kennedy Round, sviluppatosi negli anni 1970, con le prime
aperture dell’Occidente, o Ocse, alle produzioni-esportazioni dei pivs. Seguito
dal rinnovo dei regolamenti Gatt e Wto. Con il Doha Round che ha avviato e
stabilizzato la liberalizzazione degli scambi - benché sospeso da tre anni. E
con la creazione di aree di libero scambio in Nord e Sud America, il Nafta e il
Mercosur. Con l’emergere prima delle tigri asiatiche, Taiwan, Hong Kong,
Singapore - la “Cina esterna” - e la
Corea del sud. Quindi dei Bric: Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica.
Grecia – “In
nessuna parte della Grecia storica c’è stato il sacrificio umano, né le
mutilazioni volontarie, la poligamia o la vendita dei bambini per la schiavitù,
né mai obbedienza totale e illimitata a un individuo”, Georg Simmel, “Saggio
sulla negatività dei modi di comportamento collettivi”. Ci sono dei geni della
civiltà – delle dotazioni forse genetiche (nel tempo diventate genetiche).
Liberismo – Non h
adepti più acritici degli ex comunisti in Europa. Dalla Russia di Eltsin, e dopo,
ai governi Pd in Italia, a Tsipras in Grecia. Quest’ultimo, capofila dell’estrema
sinistra in Europa, con una lista a suo nome perfino in Italia che alle Europee
ha eletto tre parlamentari, ha venduto le proprietà statali, compresi i porti,
a chi prima veniva, senza aspettare il miglior acquirente, ha ridotto le tasse ai
ricchi, dà sgravi fiscali stabili agli investimenti esteri, non importa di che
natura e provenienza.
Referendum – È volentieri
distruttivo, anche quando è propositivo. Il rigetto referendario, a fine 2016, della riforma istituzionale che tutti volevano
non è un’eccezione. Prima che l’istituto debordasse in Europa, a partire dagli
anni 1970, i casi di scuola erano tutti negativi. Da ultimo quelli gollisti: “tutti”
per De Gaulle nel 1958 e nel 1962, “tutti” contro nel 1969. In Svizzera, il paese
referendario per eccellenza, il Novecento si inaugurò col rigetto dell’assicurazione
malattia, che i due rami del Parlamento avevano appena votato all’unanimità,
nell’interesse del “popolo”. Il sociologo Simmel ne faceva uno dei casi meno
contestabili della “negatività dei comportamenti collettivi”, che argomentava
da sinistra, e non da destra, nel breve saggio dallo stesso titolo.
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