Giuseppe Leuzzi
“Gli inglesi battono il caporalato” a
Foggia, titola il “Corriere della sera”, nella “terra dei pomodori”. Dove però
il caporalato non c’è, spiega il capo del’azienda inglese a Foggia, Princes
Italia (un gruppo terzista, lavora per i marchi), incidentalmente: “Fatta 100
la raccolta di pomodoro in provincia di Foggia, non più del 10 per cento può
avvalersi dello sfruttamento dei braccianti, perché il 90 per cento della
raccolta è già meccanizzato”. Torme di inviati, per gli incidenti d’auto di cui
sono rimasti vittime braccianti immigrati, e niente: il Sud è già detto.
I Catalani sono ricordati al Sud, specie
in Calabria e in Sicilia, per la violenza. Al soldo degli Aragonesi nella
guerra contro gli Angioini nel Trecento, “i mercenari catalani, gli
Almugaveri”, furono “tristemente noti per le razzie e gli atti di banditismo
frequentemente compiuti a danno della popolazione” - Giuseppe Caridi, “La
Calabria nella storia del Mezzogiorno”.
Yasmina Khadra, lo scrittore
franco-algerino, è nato a a Kenadsa, nel Grande Sud dell’Algeria, e ci ha
passato i primi anni. Ma il Grande Sud gli viene rivelato, già giovane
scrittore, da un americano, Robert Clark
“È bello avere il più bel paese del
mondo, ma poi bisogna meritarselo”, Brahim Loob, scrittore algerino.
I Normanni si sono impadroniti del Sud
chiamati dai Longobardi e dai Bizantini, che il Sud governavano.
Palermo si arricchisce di architetture e
decorazioni arabe non durante l’emirato ma dopo la sua sconfitta. Sotto i
Normanni e poi sotto Federico II di Svevia: la Cubba, la Zisa, la Cappella
Palatina, le tante opere musive di Monreale e altrove.
La
Germania è lontana, dal Mediterraneo
Ottone II, imperatore del Sacro Romano
Impero, padrone di fatto anche di Bisanzio in Italia per avere sposato Teofane,
figlia del governatore costantinopolitano, muove con grande esercito contro gli
arabi per sloggiarli e viene sconfitto a Reggio, nel 982. Viene sconfitto dopo
avere vinto: quando aveva giù ucciso l’emiro e messo in fuga le truppe
avversarie. Già allora la Germania non ci sapeva fare.
Col Sud Italia è andata alla Germania un
po’ meglio, per il mezzo secolo o poco più fino alla morte di Federico II di
Svevia. Ma non si sa se per il sangue germanico o per quello normanno-siculo. Suo
nonno, il Barbarossa, ci aveva puntato, facendo sposare a Enrico VI, suo figlio
ed erede, la zia Costanza Altavilla, zia di Guglielmo II il Buono, l’ultimo dei
re normanni di Palermo, alla quale sarebbe toccato il Regno. Federico II perderà,
più o meno, tute le guerre contro i Comuni e i principati italiani. Ma sarà
onorato a Palermo, munifico protettore delle lettere e le arti, rispettato nel
Mediterraneo islamico.
Il
fisco degressivo
Il catasto onciario, una sorta di
odierno “studio di settore”, che individuava il reddito minimo da tassare per
le varie attività, adottato nel 1742 dal Regno delle Due Sicilie, dava molto
credito ai lavoratori manuali – o sgravava i professionisti? L’imponibile annuo
era di 12 once per braccianti, pastori e altri salariati, pagati fra 1,5 e 2
carlini al giorno. Di 24 per massari (padroni di greggi), artigiani e mercanti.
Di 16 per i professionisti.
L’oncia, moneta nominale, valeva 6
ducati, o 60 carlini. Poiché i braccianti erano pagati fra 1,5 e 2 carlini al
giorno, si presumeva che lavorassero tutto l’anno, senza pause.
Le greggi valevano più degli immobili.
Questi si capitalizzavano su un reddito annuo calcolato al 5 per cento, quelli
al 10.
Odio-di-sé
Investire in un museo “degno della Magna
Grecia invece che nell’Ilva è la ricetta del vice-presidente del consiglio Di
Maio per Taranto. Che il museo ce l’ha ormai da 131 anni, pieno di cose, e
anche molto conosciuto.
L’ignoranza di Di Maio ci sta: i 5
Stelle se ne pregiano, e credono che il turismo sia il paradiso terrestre. Ma è
anche vero che a nessuno il Sud è tanto sconosciuto quanto ai meridionali.
La falsa “Lettera scritta da Andrea
Camilleri”, “lettera aperta al giornalista di «la Repubblica Francesco Merlo»”,
una lettera sfottò, messa in rete a novembre del 20011 e rilanciata l’altra
settimana, in effetti riporta con brutte sensazioni il video di Merlo
all’indomani dell’alluvione di Genova e della frana di Saponara (Messina) nel
luglio del 2011. Di compassione forzata, di fatto un abuso, sulla famigliola
vittima in Sicilia nella casa sommersa dalla frana, non abusiva e costruita a
regola d’arte. Mentre si piangevano con sincera calore le vittime di Genova, di
case abusive sul greto di un torrente, anzi sul torrente.
Sconsideratezza? Astio personale, di
fronte alla morte? Che senso ha, non uno buono?
Poiché Merlo è comunque di origini
siciliane, e di queste origini fa buon uso per premi e cittadinanze onorarie, quella
sconsideratezza non è che una forma inconsulta di odio-di-sé, abitudinario, da
riflesso condizionato, se si esercita anche sulla morte.
Il
Regno felice
Il movimento autonomista siciliano che
ha scritto otto anni fa la falsa lettera di Camilleri, e ora l’ha rimessa in
circolo, ripete nella stessa l’elenco canonico delle “supremazie” del Regno
delle Due Sicilie in Italia e in Europa. Lo Stato più industrializzato, dopo
Gran Bretagna e Francia, all’Esposizione di Parigi nel 1856. La più grande industria
metalmeccanica continentale, dopo la Francia. “C’erano industrie tessili, distillerie, cartiere, estrattive.
Il primo mezzo navale a vapore del Mediterraneo (una goletta) fu costruito
nelle Due Sicilie e fu anche il primo al mondo a navigare per mare. La prima
nave italiana che arrivò nel 1854, dopo 26 giorni di navigazione, a New York,
era meridionale - si chiamava “Sicilia”. Il cantiere di Castellammare di
Stabia, con 1.800 operai, era il primo d’Italia per grandezza e importanza. La
bilancia commerciale con gli Stati Uniti era fortemente in attivo e il volume
degli scambi era quasi il quintuplo del Piemonte”.
Un tasso di sconto bassissimo, il più
basso d’Italia. Grazie a un credito solido degli attivi bancari e demaniali. Tasse
poche, tre o quattro, e pressione fiscale minima.
Il che è vero, anche se non del tutto.
Che però si giudica negativamente a fronte delle arretrate condizioni economiche
e sociali delle masse, stanti l’abolizione tardiva, col regno napoleonico,
degli statuti e le strutture baronali, feudali.
Ma, anche qui, il Regno non era l’ultimo
della classe. Era stato anzi il primo. Con una modernizzazione dello Stato
unica in Europa nel primo Settecento – chiusa l’infelice parentesi asburgica,
che invece altrove si vuole privilegiare. Che mise la museruola ai baroni,
anche se non poté sradicarli. Con l’apporto di intellettuali di prim’ordine, di
rilievo europeo in un’Italia allora in apnea: Galiani, Genovesi, Filangieri,
Grimaldi, Galanti, Tanucci. Che innovò le rappresentanze, i processi decisionali,
il diritto del lavoro, il regime delle concessioni e gli investimenti. Compresa
la tassazione della manomorta, fino ad allora ancora esente – come dice il
nome, significando beni ecclesiastici.
Si poteva fare meglio – l’unità.
Milano
Epidemia di polmonite nel bresciano, con
alcuni morti. “Le cause? Possono restare un’incognita”. Con centinaia di casi
di salmonellosi. Proteggersi anche a costo di negare, Manzoni non ha inventato
nulla.
Le polmoniti del bresciano sono
provocate da un evidente focolaio locale d’infezione, uno sversamento probabile
di sostanze proibite, che infettano all’inalazione. Ma subito si trova un capro
espiatorio assolutorio: “Epidemie favorite dalla globalizzazione”. Bisogna
credersi.
Commozione per il rientro di Berlusconi
nel calcio. Molta, da lacrime infine dopo tanti insulti. E di Galliani. Che
salvano il Monza e vogliono portarlo alla Champions League. Perché no,
auspicabile, tutto è possibile. Nessun accenno all’acquisto di una bara fiscale
- serve a pagare meno tasse.
La “riqualificazione” dei Navigli è
un’operazione immobiliare, la riapertura dei canali. Forte dell’ideologia del
recupero, dell’ambiente, dell’acqua. Una speculazione come si vuole oggi, ecologica. I
residenti si oppongono. Però non se ne parla: non c’è opposizione possibile.
Debutta con Bonvesin de la Riva, che
tutto di essa fa magnifico, “De Magnalibus urbis Mediolani”. E forse ci credeva
anche, anche lui.
Ha al centro una piazza senz’anima, che
però il Duomo, imponente, assorbiva, in una sorta di gotico, della memoria del
gotico, cancellando i brutti palazzi intorno. Se non che, per fare soldi, una
palmizio falso gli è stato imposto davanti: denaro e falsa sensibilità – perché
le palme senza radici? fanno ecologico.
Censiti da “Avviso Pubblico” 537 atti
intimidatori nei confronti degli amministratori locali. Sono sicuramente
troppi. Ma sono molti?
Gli atti intimidatori sono meridionali:
il “profilo tipo” di “Avviso pubblico” che li censisce è l’auto bruciata sotto
casa al sindaco di un comune meridionale medio-piccolo, con popolazione fino a
50 mila abitanti. Ma ora, dice “Avviso Pubblico”, “il fenomeno coinvolge tutte
le regioni italiane”: nel 2017, dopo Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e
Sardegna viene la Lombardia, con 28 casi registrati.
Gli atti intimidatori in Lombardia
possono anche essere opera di meridionali immigrati, è vero. Ma ci fu un’epoca,
lunga secoli, in cui Lombardi emigravano al Sud, specie in Sicilia e in
Calabria, l’onomastica e la toponomastica lo attestano. Non erano mafiosi. Ma
nessuno li voleva tali.
La Regione Veneto di Zaia ha elaborato un
codice delle Autonomie, in ben venticinque capitoli, la Lombardia dell’altro
leghista Fontana corre subito alla rincorsa. E vuole arrivare prima: il suo
codice delle autonomie non è riuscita ad allungarlo di più di quindici punti ma
produce dichiarazioni e convegni per dirlo migliore. Nessun dubbio.
Anche per l’Olimpiade invernale, la Lombardia
si è tirata indietro dalla joint-venture col Veneto per Cortina – e con Torino:
La Lombardia vuole fare da sola. Salvo poi proporsi per la parte proficua del
business, gli impianti nuovi.
leuzzi@antiit.eu