Calipso – È la non-vita, nell’eterna
copula o amore. È l’esito di una ricorrente rilettura dell’“Odissea” del
grecista americano C.D.C.Reeve, traduttore di Platone e Aristotele, che il
greco insegna all’università della Carolina del Nord, a Chapel Hill: “Ls vita
eterna e la giovinezza che essa offre vengono a un prezzo troppo caro. Essere
Nessuno per sempre è una morte vivente. Il sesso, anche quello anonimo, con una ninfa, non compensa.
Anche se Calipso e Odisseo hanno fatto l’amore ogni notte per sette anni (circa
2.500 volte), non han figli”. Non è un beneficio: “L’assenza di progenie segnala
l’assenza di un futuro, e con esso l’assenza della storia. Ecco perché Odisseo
piange in Ogigia, e non vede l’ora di partire. Vuole la sua vita indietro”. .
Freud – “Freud aveva il desiderio
«nevrotico» di recarsi a Roma, ma non è stato in grado di visitare la città
prima dei 45 anni perché si identificava molto profondamente con il generale
cartaginese Annibale” – M.M. Owen. “Freud non è morto”, “Style Magazine”
dicembre, e
E. Jünger – Di “insolito talento
letterario” lo dice Heidegger, “Note I-V”, 95. Ma “il risoluto talento e lo stile di Ernst Jünger” dice subito
dopo “strumentali”. Anche se eccezionalmente dotati: “A differenza delle
piattezze qui divenute usuali”, qui in Germania, nel 1945-1946, dopo la
sconfitta, con molto parlare di “cristianesimo” e di “teologia”, “il suo esprit troverà qualche formula o
descrizioni sorprendenti”.
Lo accomuna a Spengler lo stesso
Heidegger nel “quaderno nero” successivo, il “Note II”, 228, in una ripassata
perfida: “Le migliori e più efficaci popolarizzazioni della metafisica di
Nietzsche”, abominio per Heidegger, “ sono rappresentate, da noi, da Spengler e
Ernst Jünger. I due sono diversi; il secondo scrive già prendendo le mosse dal
primo, eppure con uno sguardo essenziale sull’“operaio” di fronte al quale,
naturalmente, egli indietreggia intimorito. Entrambi sono scrittori la cui
capacità consiste, nell’uno, nella ricchezza della prospettiva e nello sguardo
fisiognomico, nell’altro nello sguardo tecnico-soldatesco e nell’artificiosità
della formulazione”.
Jünger e Heidegger verranno a loro volta accomunati
qualche anno dopo, coautori di “Oltre la linea”. “Oltre la linea” è un saggio
che Jünger, nietzscheano, aveva scritto per il sessantesimo anniversario di
Heidegger - cui Hedegger rispondeva con “La questione dell’essere”, cioè col
rifiuto di Nietzsche, cinque anni dopo.
Odissea – Un poema “irreale” e anzi
filosofico, lo vuole C.D.C. Reeve dopo
avere analizzato il capitolo Calipso: “Ogigia è un’isola irreale. E lo stesso è
vero di tutti gli altri posti che Odisseo visita prima di finire a Ogigia. I
suoi viaggi nel poema non sono in spazi reali, perché lui non è il l’Odisseo
reale mentre è lì. La forma apparentemente strana del poema, che è spesso
rimarcata, in cui il reale e il magico si mescolano, non è affatto realmente
strana”. Odisseo è alla ricerca di se stesso, è l’idea del grecista britannico.
Gli apparenti difetti di costruzione si
direbbe lo confermino. I quattro capitoli iniziali su Telemaco, il figlio, il
futuro, la storia, la realtà. Che va alla ricerca del padre “irreale”, da lui
mai conosciuto. Di cui arriva a mettere in dubbio la paternità. Accompagnato da
Atena camuffata da Mentore. La vicenda in Ogigia, tra magia e avventura. La
storiaccia di Itaca. Della donna di casa fedele, progenie di Perseo, che
intrattiene decine di giovanissimi pretendenti.
Omero – Le donne in Omero, tema ora in America - di alcuni romanzi,
“The silence of Girls”, di Pat Barker, “Circe” di Madeline Miller, non ché di
molti scritti della grecista Patricia Storace - , sono un problema. In Omero, ovvero
nell’antica Grecia. Una nota tesi vorrebbe Omero donna, di Samuel Butler. Ma il
modo di essere greco andava forse al di là delle possibili intenzioni del
poeta. Erodoto, quindi in epoca storica, apre le “Storie” con la considerazione
che le donne sono causa di guerra. Giungendo a questa conclusione, quando si arriva
alla guerra di Troia dopo reciproci rapimenti di donne tra greci e barbari –
nella zoppicante traduzione Oscar: “I
barbari ritengono che rapire donne sia azione da delinquenti, ma che
preoccuparsi di vendicare delitti del genere sia pensiero da dissennati: l’unico
atteggiamento degno di un saggio è non tenere il minimo conto di donne rapite,
perché è evidente che non le si potrebbe rapire se non fossero
consenzienti”.
Il tema del romanzo
di Pat Barker , “The silence of Girls”, è anch’esso storico. Le donne degli eroi
alla guerra di Troia, come di ogni altra storia greca, bellica e non, sono spose
schiave, comunque vinte in guerra, al meglio motivo di violenza. Briseide per esempio, Ippodamia figlia di Briseo, presa in sposa da
Achille dopo che aveva ucciso il marito Minete, contesa ad Achille da Agamennone.
Senza personalità propria, e senza difesa o conforto. E l’elusiva Elena si può
aggiungere, che la guerra ha provocato: le donne sono motivo di guerra. Erodoto
è pieno, di donne prese in sposa dai greci dopo lo sterminio dei loro padri, mariti,
figli, “barbari” ma anche greci. Impedite per legge di sedere a tavola con i
mariti o di interpellarli per nome.
Pasolini – Fu malapartiano. È
ricordato (celebrato) non per la poesia, e nemmeno per i romanzi né per il
cinema, ma per gli scritti polemici (“civili”). Che erano genere malapartiano,
dei “Battibecchi”- creare scandalo. Genere morale, ma anche esibizionista (opportunista).
Si dice l’antitesi di D’Annunzio, di D’Annunzio
poeta, dell’estetismo parnassiano. Ma fu malapartiano, un D’Annunzio personaggio
a bassa intensità, sempre all’orza, surfista forse tormentato ma abile. In ogni
manifestazione: la polemica, l’ambiguità politica, il culto fisico, l’ambiguità
morale, lo scrittore-personaggio, il presenzialismo, la narrativa splash, in “Petrolio” come in “La pelle”,
ma anche prima, “Una vita violenta”.
Scrivere – Si scrive “per una qualche
ferita dei primissimi tempi”, si dice Paul Auster in “Diario d’inverno”:
“Perché altrimenti avresti speso tutta la tua vita adulta distillando-spremendo
parole su una pagina?”.
Tucidide – Spiega meglio il
populismo, tra le tante cose che spiega? È la tesi del grecista americano
Edward Mendelson in “What Thucydides knew about the US today”, sulla “New York
Review of Books”. Tucidide ha singolare fortuna negli Stati Uniti in questa
fase della politica, interna ed estera, americana. La voluminosa “Trappola di
Tucidide” dello storico Allison, che sviluppa la constatazione di Kissinger, in
“Ordine mondiale”, che in 14 casi su 17 di potenze emergenti nella storia
europea l’esito è stato una guerra per l’egemonia, è stata anche tradotta. Mendelson
ci trova contento, da antitrumpiano, la spiegazione del cosiddetto “populismo”.
All’indomani della vittoria di Trump si trova a rileggere sorpreso la traccia
di un tema che prima del voto aveva assegnato per il giorno dopo, tratto dalla
“Storia della guerra del Peloponneso”, dove Tucidide descrive lo scoppio della
guerra civile a Corfù nel 427. “C’era la vendetta che si prendevano nell’ora del
trionfo queli che in passato erano stati arrogantemente oppressi invece che
governati saggiamente; c’erano le risoluzioni malvagie prese da quelli che, sotto
le pressione della malasorte, volevano sfuggire alla loro condizione di povertà
e bramavano i beni dei loro vicini; c’erano gli atti selvaggi e spietati cui
molti venivano indotti non tanto per il guadagno quanto perché erano spinti
alla distruzione reciproca da passioni ingovernabili”.
La rivolta “anti-casta” come guerra civile
è un azzardo. E non è una novità, la politica ha sempre navigato tra estremi,
ci sono stai partiti fascisti e partiti comunisti nelle migliori democrazie, molto
popolari. Ma la politica, dice tra le righe Tucidide, è un fatto di passioni poco
cool o razionali.
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