Un matrimonio felino.
Inafferrabile, vago come il gatto di casa. Ben umano, tra corpi nudi, per lo
più, ma sfuggente. Non cattivo, e forse nemmeno traditore: come il gatto,
cioè la gatta. Ad alimentare una gelosia, questa sì, che lascia senza fiato
dall’inizio alla fine.
Con quest’ultimo romanzo,
uscito postumo nel 1991, “parrebbe Moravia approdato”, scriveva a suo tempo
Enzo Siciliano che ne curò la pubblicazione, “un punto estremo della sua
meditazione esistenziale: la vita non si conosce e noi non la conosciamo”. È
possibile, Moravia onnivoro non si poneva limiti nemmeno da quel lato lì,
contraltare di Sartre a Roma. Ma la storia è ben fisica, e semmai della
improduttività dell’armamentario sessuale che ha fissato l’ultimo Moravia, di
cosce, pubi, peni, bocche, chiappe, con ogni sorta di amplesso, tutti
inesausti. Senza passioni. Cioè no: senza questo algore, di tempi e metodi, da catena fordiana, solo resta la gelosia, un
tormento per definizione insaziabile, che qui Moravia punta con poche
sbavature.
Il racconto segna anche la
fine dell’uomo cacciatore e della donna sfuggente. Impenetrabile malgrado
tutto, come la foresta equatoriale contro la quale si staglia. Non la fine
dell’uno, e sicuramente non dell’altra, ma del rapporto uomo-donna così
concepito. È un altro degli ingredienti, con la fisicità, della gelosia, la
macina tossica.
Letto in epoca di #metoo, di presunto igienismo, il racconto corre su un curioso strato ossessivo. La futura moglie-gatta bussa sconosciuta alla porta con lo slip già in mano. E così via: le posizioni, un po’ di sadomasochismo, molto voyeurismo, la provocazione-ritenzione. Amori gelidi. Ma poi in tutto Moravia gli amori non hanno “soluzione”.
Moravia non s’innamorava, s’incapricciava, già con Elsa Morante?E tuttavia, con tutta l’impermeabilità all’amore, resterà probabilmente scultore di figure femminili - qui le due donne che conducono il gioco. Alla maniera del non finito di Michelangelo. Perturbanti.
Alberto Moravia, La donna leopardo, Bompiani, pp.
XXIII+167 € 7,90Letto in epoca di #metoo, di presunto igienismo, il racconto corre su un curioso strato ossessivo. La futura moglie-gatta bussa sconosciuta alla porta con lo slip già in mano. E così via: le posizioni, un po’ di sadomasochismo, molto voyeurismo, la provocazione-ritenzione. Amori gelidi. Ma poi in tutto Moravia gli amori non hanno “soluzione”.
Moravia non s’innamorava, s’incapricciava, già con Elsa Morante?E tuttavia, con tutta l’impermeabilità all’amore, resterà probabilmente scultore di figure femminili - qui le due donne che conducono il gioco. Alla maniera del non finito di Michelangelo. Perturbanti.
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