mercoledì 23 gennaio 2019

Appalti, fisco, abusi (135)

Un documento del centro europeo Breugel, “Providing funding in resolution”, opera del direttore del centro e della sua vice, Guntram Wolff e Maria Demertzis, ridicolizza il Fondo di risoluzione bancaria, a difesa delle banche, appena varato dall’Eurogruppo, dopo il salvataggio del Banco Popular spagnolo, passato l’anno scorso al Santander: a pieno regime, fra cinque anni, il Frs avrà una dotazione di appena 60 miliardi.
La scarsa dotazione è stata vantata come un esempio dell’indipendenza delle istituzioni europee dal mondo bancario. Ma di fatto sarebbe un invito alla speculazione.

Wolff e Demertzis calcolano che tra il 2008 e il 2013 i governi europei – con la notevole eccezione dell’Italia - sono intervenuti con 1.500 miliardi a sostegno del capitale e del patrimonio delle loro banche, e hanno fornito garanzie al sistema bancario per 4.300 miliardi.
La sola Hypo Real Estate tedesca ha beneficiato nei tre anni 2008-2010 di garanzie pubbliche per 145 miliardi. Il salvataggio di Dexia nel 2008 è stato sostenuto dai governi francese, belga e lussemburghese, e dalla Banca Nazionale del Belgio, con garanzie per 135 miliardi.

Sembra tutto così semplice - e dunque così colposo (con una buona action anche giudizialmente)? Bastava poco: un minimo di garanzie durante l'amministrazione controllata, e non si sarebbero avute le costosissime, per i risparmiatori, crisi bianco-rosse, Popolare Vicenza, Banco Veneto, Banca Etruria e le altre delle ex regioni rosse. Per non dire del Monte dei Paschi. Tutta incapacità non può essere, i precedenti di Wolff e Demertzis non saranno stati ignoti a Banca dItalia e Tesoro.
I rendimenti dei fondi sono da un anno e mezzo in calo - meno 3,4 Arca, 3,5 Anima, i più diffusi. Si  dice per lo spread, per il debito, per la manovra. Niente di tutto questo. Per incapacità di gestione, degli investimenti.
In America si può fare una dote ai figli, con le Borse in ascesa oppure no, investendo (risparmiando) in fondi. In itali è sempre stata una continua perdita, dacché i fondi esistono, trentacinque anni.

Su un consumo medio mensile di 170 kWh, per una spesa annua di circa 450 euro, l’operatore restituisce per il 2018 circa 220 euro. Trentacinque in una fattura e venti in una seconda fattura un nese dopo (ripensamento, ricalcolo?) per una delibera dell’Autorità per l’Energia naturalmente incomprensibile – Del. 463\16 (VS”) – e ben 165 per “ricalcoli”. Bontà dell’operatore? Un sistema di rilevazione e calcolo da galera.

“Il ricalcolo avviene”, dice la fattura di rimborso, “alla ricezione di nuove letture\consumi reali oppure a causa della modifica di letture\consumie\o prezzi su un periodo già fatturato” . Poiché i prezzi non si modificano al ribasso, l’utente è preda di letture\consumi casuali. Rilevate dal contatore, così si asserisce in bolletta, ma non “reali”. Sembra incredibile, ma è così.

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