Auster continua a raccontarsi:
dopo il corpo (“Diario d’inverno”) lo spirito – ma a lui piace comunque
raccontarsi, in “L’invenzione della solitudine”, in “Sbarcare il lunario”
(“Hand to mouth”), nella stessa “Trilogia di New York”. Dalle primissime
immagini di sé e del mondo alle ultime. Pur sapendo che la memoria è traditrice
e inaffidabile. E discrezionale: esulcerativa e lenitiva. Non opera di storia
dunque, nemmeno di biografia, ma di amorosa cura-di-sé – una sorta di
autoritratto verbale, a puntate.
Un racconto scorrevole ma
ininteressante. Un lungo capitolo, settanta pagine, lo prende la sinossi
dettagliata, scena per scena e anche backstage,
di due film che avrebbero determinato il destino dell’autore, “The shrinking
man” (“Radiazioni BX: distruzione uomo”) e “I am a fugitive from a Chain gang”
(“Io sono n evaso”, 1932) – Auster ci ha preso gusto, dopo aver tratteggiato in
“Diario d’inverno” un film
del 1950, “D.O.A.”, per dire “siamo tutti alieni a noi stessi” (D.O.A, dead on arrival), ma lì solo per ua
dozzina di pagine. Come a
dire: che strana è la vita? Un altro terzo va alla rilettura delle lettere
scritte alla prima moglie, Lydia Davis – quando questa, anch’essa scrittrice,
che vuole lasciarle in archivio a un’istituzione, gliene chiede il permesso.
La scoperta di essere “ebreo”
ha invece qualche interesse. Conferma che l’ebraismo è stato imposto, per
esempio agli americani che l’avevano rimosso, come i suoi familiari, da Hitler -
“La risorgenza dell’ebraismo nell’America postbellica fu la conseguenza diretta
dei campi della morte”. Anche la rilettura del Sessantotto, nelle lettere all’ex
moglie, ha un sussulto: in poche righe Auster ne dà la carica liberatoria, tra “occupazioni”
e repression - in America violentissima, si arrestavano gli studenti a migliaia:
“Come se gli eventi di aprile e maggio ti avessero dato una scossa di
elettricità e ti avessero riportato alla vita”. Ma “gli anni” ormai seriali
sono di una vita come un’altra, non memorabili se non interscambiabili. Delle
efflorescenze, i bubboni, i turbamenti, le scoperte, gli eventi, minimi e
minimissimi. In nota, in breve, un omaggio a Allen Mandelbaum, l’infaticabile
traduttore di Dante, Ungaretti, Quasimodo e tanti altri, zio materno, sua guida
e sostegno in una famiglia disastrata.
L’originale americano usa il
testo a didascalia di un centinaio di foto d’epoca, degli anni della vita di Auster. Che la narrazione sollevano a
suggestione d’epoca.
Paul Auster, Notizie dall’interno, Einaudi, pp. 306
€ 19,50
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