Una storia, altrettanto concisa,
analoga a quella che Liliana Segre ha raccontato a “Figli del destino”, il
docufilm Rai. Di una ragazza ebrea benestante e spensierata, tra pianoforte e
té danzanti, cui i tedeschi di Hitler danno la caccia negli anni della guerra,
infine rapita e confinata ai lavori forzati e all’annientamento. Liliana Segre
insieme col padre amatissimo, Trudi con la madre che non vorrà mai abbandonare – e che sopravviverà. Liliana a Auschwitz, lei a Stutthof, presso
Danzica, il primo lager fuori dei confini
del Reich, poco noto ma ben fornito di forno crematorio. Entrambe sopravvissute
per caso – Trudi dopo essere stata già selezionata per l’assassinio collettivo.
Entrambe emerse dallo sterminio con un forte impulso vitale.
Con alcune verità anche
scomode. Quando, il 22 giugno 1941, la Germania invade l’Urss, “i primi attacchi
contro gli ebrei sono dei partigiani lituani anti-comunisti” – le SS a fine
guerra avevano ben mezzo milione di effettivi non tedeschi. In Lituania la
famiglia era arrivata perché il padre, “contrariamente alla maggior parte degli
ebrei tedeschi, … non si faceva illusioni sulla possibilità di vivere sicuri
sotto Hitler”, e scelse “il porto semiautonomo di Memel, sulla costa baltica”
come rifugio, la città dove lui e la moglie erano nati, “quando ancora Memel
faceva parte dell’impero germanico”. Poi a Memel arrivarono i tedeschi, e la famiglia
si spostò a Kovno, sempre in Lituania. Dove però non c’erano solo i lituani
anti-comunisti. Nel giugno 1941 a Kovno entrano i russi, “e le nostre vite
cambiarono radicalmente: venimmo a sapere che i russi avevano deciso di
deportare in Siberia tutte le famiglie borghesi ebree”. Fu il primo terrore: “La
parola «Siberia» evocava immensi orrori nella mia mente”. La deportazione in
Siberia fu evitata stando tre giorni nascosti nella cella frigorifera di un
macellaio ben disposto, e ben pagato. Poi i tedeschi cacciarono i russi, e vennero
fuori i “partigiani”: “I lituani che erano stati nostri vicini, nostri clienti
o nostri soci in affari, si dedicarono al vantaggioso passatempo di massacrare
gli ebrei” – vantaggioso perché si acquistava senza pagare, ma i lituani funo
anche “esecutori volenterosi” nelle Einsatzgruppen
o Einsatzkommandos, i gruppi speciali
che radunavano gli ebrei in spiazzi aperti e li elimivano sparando a volontà
con armi a ripetizione.
Dopo la guerra Trudi sarà
corteggiata da Axel Benz, della famgilia dela Mercedes, che “vantava un
antenato ebreo”. Ma scelse Gerusalemme, dove visse da biologa, occupandosi
specialmente dei problem dentali dei bambini, fisici e psicologici, per avere
avuto tutti i denti rotti dalle percosse nel lager. Madre e nonna di
numerosa famiglia – il libro dedica al marito Zeev.
Trudi Birger testimonia che
molte persone venivano buttate nel forno vive. Lei, già selezionata per la morte,
per un’infezione insorta a una gamba, racconta di essere stata salvata alla
bocca del forno da un’ispettrice tedesca che l’aveva visionata mentre sfilava giudicandola
ancora abile al lavoro. Era il gennaio del 1945, gli Alleati erano già dentro
la Germania, ma il forno continuava a funzionare.
Trudi Birger, Ho sognato la ioccolata per anni,
Piemme, pp. 223 € 8,90
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