domenica 27 gennaio 2019

I tedeschi non erano soli


Una storia, altrettanto concisa, analoga a quella che Liliana Segre ha raccontato a “Figli del destino”, il docufilm Rai. Di una ragazza ebrea benestante e spensierata, tra pianoforte e té danzanti, cui i tedeschi di Hitler danno la caccia negli anni della guerra, infine rapita e confinata ai lavori forzati e all’annientamento. Liliana Segre insieme col padre amatissimo, Trudi con la madre che non  vorrà mai abbandonare – e che sopravviverà.  Liliana a Auschwitz, lei a Stutthof, presso Danzica, il primo lager fuori dei confini del Reich, poco noto ma ben fornito di forno crematorio. Entrambe sopravvissute per caso – Trudi dopo essere stata già selezionata per l’assassinio collettivo. Entrambe emerse dallo sterminio con un forte impulso vitale.
Con alcune verità anche scomode. Quando, il 22 giugno 1941, la Germania invade l’Urss, “i primi attacchi contro gli ebrei sono dei partigiani lituani anti-comunisti” – le SS a fine guerra avevano ben mezzo milione di effettivi non tedeschi. In Lituania la famiglia era arrivata perché il padre, “contrariamente alla maggior parte degli ebrei tedeschi, … non si faceva illusioni sulla possibilità di vivere sicuri sotto Hitler”, e scelse “il porto semiautonomo di Memel, sulla costa baltica” come rifugio, la città dove lui e la moglie erano nati, “quando ancora Memel faceva parte dell’impero germanico”. Poi a Memel arrivarono i tedeschi, e la famiglia si spostò a Kovno, sempre in Lituania. Dove però non c’erano solo i lituani anti-comunisti. Nel giugno 1941 a Kovno entrano i russi, “e le nostre vite cambiarono radicalmente: venimmo a sapere che i russi avevano deciso di deportare in Siberia tutte le famiglie borghesi ebree”. Fu il primo terrore: “La parola «Siberia» evocava immensi orrori nella mia mente”. La deportazione in Siberia fu evitata stando tre giorni nascosti nella cella frigorifera di un macellaio ben disposto, e ben pagato. Poi i tedeschi cacciarono i russi, e vennero fuori i “partigiani”: “I lituani che erano stati nostri vicini, nostri clienti o nostri soci in affari, si dedicarono al vantaggioso passatempo di massacrare gli ebrei” – vantaggioso perché si acquistava senza pagare, ma i lituani funo anche “esecutori volenterosi” nelle Einsatzgruppen o Einsatzkommandos, i gruppi speciali che radunavano gli ebrei in spiazzi aperti e li elimivano sparando a volontà con armi a ripetizione.
Dopo la guerra Trudi sarà corteggiata da Axel Benz, della famgilia dela Mercedes, che “vantava un antenato ebreo”. Ma scelse Gerusalemme, dove visse da biologa, occupandosi specialmente dei problem dentali dei bambini, fisici e psicologici, per avere avuto tutti i denti rotti dalle percosse nel lager.  Madre e nonna di numerosa famiglia – il libro dedica al marito Zeev.
Trudi Birger testimonia che molte persone venivano buttate nel forno vive. Lei, già selezionata per la morte, per un’infezione insorta a una gamba, racconta di essere stata salvata alla bocca del forno da un’ispettrice tedesca che l’aveva visionata mentre sfilava giudicandola ancora abile al lavoro. Era il gennaio del 1945, gli Alleati erano già dentro la Germania, ma il forno continuava a funzionare.
Trudi Birger, Ho sognato la ioccolata per anni, Piemme, pp. 223 € 8,90

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