I “Federalist Papers” newyorchesi del 1788, di
Hamilton, Madison e John Jay sull’accettazione della Costituzione americana,
fanno espresso riferimento al populismo come forma di aggregazione politica.
Tocqueville rileverà come l’individualismo, che è la forza della democrazia in
America, sia anche il suo punto debole: atomizza il potere, si direbbe oggi,
lasciando l’individuo solo di fatto di fronte allo Stato nelle grandi decisioni. La
nozione dello Stato come di un mammut ostile finisce per generare passività di
fronte alla burocrazia anche quando essa è imperfetta o improduttiva. In
termini diversi, ma è l’analogo del populismo odierno in Europa, di fronte a
“Bruxelles”, a “Roma ladrona”, ai “poteri forti”, ai “salotti buoni”.
L’esclusione coltiva una rivalsa, non di per sé bene indirizzata.
Negli anni della guerra del Vietnam, questo fu il
sentimento dominante in America. Della contestazione, giovanile, femminile, delle
minoranze, per i diritti civili e contro l’estensione della guerra, e non solo:
questo paradigma populista di sinistra fu motivo nazionale dominante. Anche se
portò, dopo le presidenze democratiche di Kennedy e Lyndon Johnson, al voto
massiccio per Nixon: un populismo di sinistra che trovava lo sbocco a destra. Si può dire del populismo che agisce - si aziona - per reazione.
Il populismo era stato acculato in America a
destra nel dopoguerra, nella polarizzazione della guerra fredda, in parallelo
con la “costruzione” di un tradizione costante, vecchia di due secoli e mezzo, di
liberalismo politico. Ad essa veniva utile dire anti-americano il populismo
dell’Otto-Novecento, fino ad assimilarlo al fascismo mussoliniano e facendone
il prodromo del mccarthysmo. Lo storico Richard Hofstadter si è distinto in questa
ricostruzione. Il populismo facendo retrogrado, xenofobo, antisemita,
cospiratoriale. All’origine dell’“anti-intelettualismo nello stile di vita
americano” e dello “stile paranoide della politica americana”. Ogni possibilità
di risentimento popolare, del resto, era in quegli anni temuta come un’apertura
al “comunismo”.
L’analisi di Hofstadter bizzarramente si
conformava con la storia americana. Singolarizzando la minaccia populista, nell’intento
di costruire una tradizione americana liberale forte di due secoli e mezzo,
riportava però a galla elementi populisti trascurati di forte impatto nella
vita nazionale. Di destra ma collegati alla tradizione culturale centrale,
liberale o meno che sia stata. L’anti-cattolicesimo, per esempio, dominante
fino alla seconda guerra, che escludeva dalla società civile molti immigrati
europei - italiani, iberici, irlandesi, polacchi. Il razzismo, e la schiavitù
mascherata, che conformavano le relazioni sociali in quasi la metà degli Stati
Uniti, fino agli anni 1960 e oltre. La violenza politica, costante per tutto l’Ottocento,
e anche, sebbene individuale e sporadica, per il Novecento – ma il “gioco
sporco”, di minacce e ricatti, è costante e normale nella politica americana.
Queste le radici. Oggi, ovunque in Occidente la globalizzazione ha prodotto
ineguaglianza massicce di reddito e condizione. È il lato oscuro della nostra storia,
del Millennio, di cui non si parla. – il dumping
sociale asiatico. Ristrutturazioni a catena, con ridimensionamenti del personale
o demansionamenti, senza alternative. Le delocalizzazioni, con semplici e
radicali chiusure di impianti – le case automobilistiche ne fanno a mezze
dozzine, anche a dozzine. L’unico rimedio consistendo nel taglio di retribuzioni
e garanzie sociali. Il mercato tedesco del lavoro che si porta a esempio delle “riforme”
necessarie si alimenta con una marea di assistititi dalla carità pubblica,
circa 10 milioni di persone.
In contemporanea, il prolungamento dell’aspettativa
di vita di pari passo col progresso della medicina preventiva e terapeutica, ha
prodotto masse di percettori di reddito fisso (pensioni) che inevitabilmente
con gli anni si deprezza e porta comunque all’impoverimento. Anche per la simultanea
introduzione del divieto di cumulo lavoro\pensione.
La platea delle frustrazioni
è in larga espansione, a ritmi elevati. Senza soluzioni né argini: l’impoverimento,
senza possibilità di reazione, sembra ingovernabile. La frustrazione si scarica
sulla politica quale mancanza di immaginazione e di risposte.
(fine)
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