martedì 1 gennaio 2019

Il Russiagate si faceva coi vibratori

Hacker e troll russi quanto hanno manipolato le presidenziali americane del 2016? Per lo zero virgola zero qualcosa per cento. E indirettamente: per lo più vendevano (pubblicizzavano) vibratori e altri strumenti per il sesso Lgbt. È la conclusione di due studi sulle intrusioni della russa Internet Research Agency commissionati dal Senato dopo che l’Agenzia a febbraio è stata messa sotto accusa dal Procuratore Speciale Robert Mueller.
L’Ira è un’agenzia russa di clickbait. I clickbait sono contenuti web, notiziole, divagazioni eccetera,  la cui principale funzione è di attirare il maggior numero possibile d'internauti, per generare rendite pubblicitarie online” (wikipedia).
Gli studi sono stati commissionati a un Computational Propaganda Research Project dell’università di Oxford, e a una piccola azienda, New Knowledge, formata da tre collaboratori occasionali, in qualità di analisti, del Dipartimento di Stato, il ministero degli Esteri americano. Entrambi, Oxford e New Knowledge, si lasciano la porta aperta a nuovi incarichi. Il materiale esaminato, dicono, non è indicativo. Mentre, aggiungono i tre di New Knowledge, “la manipolazione del discorso politico americano aveva un budget di oltre 25 milioni di dollari” – che è il budget dell’Ira per il mercato russo e altrove.  
Le conclusioni però sono che l’intrusione Ira sul mercato americano è stata microscopica. I clickbait Ira “riguardavano in misura minima candidati politici”: “All’ingrosso il 6 per cento dei tweet, il 18 per cento dei post Instagram e il 7 per cento dei post Facebook menzionavano Trump o Clinton per nome”, calcola New Knowledge. Gli investimenti Ira sul mercato americano sono di migliaia e non di milioni di dollari, così calcolati da Oxford: 73.711 dollari nei tre anni 2015-2017. Di cui 46 mila su Facebook nel 2015-2016 – la cifra, per dare una dimensione, è lo 0,05 per cento della spesa pubblicitaria su Facebook di Clinton e Trump, 81 milioni. Ed è stata esattamente di 3.102 dollari nei tre stati, Wisconsin, Michigan e Pennsylvania, che hanno votato inaspettatamente per Trump e sono stati per questo detti vittime della propaganda russa da Hillary Clinton.
Entrambi i consulenti, Oxford e New Knowledge, si spingono a criticare indirettamente Mueller, che nel rinvio a giudizio contesta all’agenzia russa di avere venduto “promozioni e annunci” di prodotti poco cari, tra i 25-50 dollari di costo. “Questa strategia”, nota Oxford, “non è una invenzione per intrigo politico o internazionale, risponde a tecniche in uso nel marketing digitale”. New Knowledge sottolinea che Ira vendeva T-shirts, “oggetti sessuali per Lgbt, e molte varianti di lavori d’arte a tre o cinque pannelli su temi tradizionali, patriottici”.
Senza senso del ridicolo – o per ridicolizzare il committente? – New Knowledge fa anche una  digressione sui tentativi di “attivazione umana” da parte dell’agenzia russa – flashmob, etc.. “Numerosi” sono stati promossi in Florida. Dove però, “non è chiaro se qualcuno si è presentato” in un caso, in un altro “nessuno si è presentato”, in altri si sono presentati “gruppi ragtag”, sciamannati – in uno di questi un video mostra “una folla di otto persone”.

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