Un testo arrabbiato. La “vera”
Anne Frank “è stata censurata, tramutata, tradotta, ridotta: è stata resa infantile,
americana, uniforme, sentimentale; è stata falsificata, volgarizzata e, di
fatto, spudoratamente e arrogantemente negata”. Ma confuso – e con un
fastidioso sospetto di saprofitismo, di voler cavalcare il successo del “Diario”
e della messinscena. E perché togliere Anne Frank al patrimonio comune dell’umanità? Perché disprezzare la gioia di vivere giovanile, di Anne, di Hetti Hillesum? La bontà e lo humour, la forza morale, non sminuiscono l’Olocausto, e semmai confondono nazisti
ed epigoni.
L’arroganza arriva a dire
tutto e il contrario della stessa Anne. Una bambina prodigio che voleva
diventare scrittrice, e ne aveva le qualità. Vittima di varie “espurgazioni” –
il termine più ricorrente, qui tradotto con censura: del padre, dell’editore,
della messinscena. “Che il diario sia miracoloso, un lavoro consapevole di
genio giovanile, non è in dubbio”, e a seguire una valanga di elogi. Ma “il
diario non è un documento geniale, malgrado l’esposizione spesso vividamente
satirica dell’autrice di quello che lei abilmente vedeva come «il lato comico
della vita in clandestinità»”. Peggio: “Arrivare al diario senza avere prima
assimilato «La notte» di Élie Wiesel e «I sommersi e i salvati» di Primo Levi
(per menzionare solo due testimoni), o le colonne di cifre nei registri dei
trasporti, è permettersi di cuocere in una implausibile e orrida innocenza”. E la
colpa è del “Diario”: “Il veicolo che ha con più forza compiuto questa quasi universale
insensibilità è il diario di Anne Frank”. Insensibilità? Universale?
Cynthia Ozick, Di chi è Anne Frank? La Nave di Teseo,
pp. 80 € 7
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