Prendendo alla lettera il
nome, non “in mezzo alle terre”, ma “terra di mezzo”, tra distese d’acqua,
Amodio e Del Vecchio immaginano il Mediterraneo come un continente-isola. Con
pianure, valli, rilievi. E tanti laghi, piccoli e grandi, dove ora ci sono le
isole, la Sicilia, la Sardegna, le Eolie, le Baleari, eccetera. In polemica con
la tentazione di erigere il mare a muro, nella questione immigrazione. Un posto
abitato, condiviso, non una barriera. Un’isola, dove tenersi stretti, Tra l’Oceano
Sahara a Sud e il Mare Freddo a Nord delle Alpi.
Amodio e Del Vecchio,
architetti, designer, propongono un’idea, non la raccontano. Non c’è una
storia, ma poi la storia sì, come farne a meno, è il Mediterraneo. La loro è un’idea
di Mediterraneo, non un’utopia: “C’era un tempo
in cui una sola terra univa le coste del Mediterraneo. Lunghi e continui erano
i cammini che l’attraversavano e molti i viaggiatori che percorrevano le strade”. Ma anche le flotte e gli eserciti – la storia
è purtroppo piena di muri e altre barriere, tribali e religiose.
Con varie sorprese grafiche.
Scilla e Cariddi una città dai due volti, lo Jonio e il Tirreno. Gibilterra non
uno stretto ma un grande volto, girato verso Ovest. E sono gli esploratori,
Marco Polo, Colombo, curiosi di sapere
cosa c’era in quale grande massa d’acqua che attorniavano l’isola Terraneo –
perché “gli abitanti dell’isola sognavano mondi liberi”.
Un equivoco, anche, più che
una utopia. Grande terra, il Mediterraneo di Amodio e Del Vecchio è pur sempre una isola.
Marino Amodio- Vincenzo Del
Vecchio, Terraneo, Gallucci, pp. 46,
ill., ril. € 15
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