Nel filone degli amori
trasgressivi, aperto a fine Ottocento dall’indomita Rachilde, quello fra lui
giovane e lei matura è il meno scandaloso e\o il più praticato, anche perché
diffuso “in natura” - Macron e la sua
non più giovane moglie ne sono l’istituzionalizzazione. Questo si distingue
perché lei è una monaca, nientemeno. Ma soprattutto perché è una storia d’amore
travolgente ancora nel 1984. Non molto tempo fa, e sembra preistoria.
Trasgressioni alla francese,
eleganti, da romanzo di moeurs, di
passioni travolgenti ma a modo. Senza il pecoreccio. Senza neanche le scene
gelide di sesso d’obbligo nelle analoghe americane. Il genere che Umberto
Notari nel primo Novecento e Camilleri nel secondo hanno tentato di importare, senza
successo – dopo D’Annunzio naturalmente.
Una storia di amour fou scritta dall’autore, come il
già classico “Il diavolo in corpo” di Raymond Radiguet, a diciotto anni.
Sopravvissuto a questo primo enorme successo – Radiguet morì poco dopo – “Japrisot” (Sébastien Japrisot è nome d’arte, anagramma di Jean-Baptiste Rossi, di famiglia italiana emigrata a Marsiglia)
ha poi scritto gialli e lavorato per il cinema, anche da regista, anche per
questa storia, “Les mal partis”, ma senza esiti che si ricordino. L’amore consuma.
Sébastien Japrisot, La cattiva strada, Adelphi, pp. 220 €
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