Il 13 gennaio 2002 si poteva scrivere:
“Mentana lega («Terra»)
involontariamente le stragi di Riina, 1992-1993, con Mani pulite. È più che un’ipotesi di romanzo: un mentecatto quale
Riina, elevato a rango di capo dei capi, che si ritiene protetto dai comunisti, e
trucida uno per uno i bersagli che gli solleva
Leoluca Orlando. Il giudice avventizio
Di Pietro, una carriera in Polizia che i biografi segnalano come caccia alle questurine, e che solo pochi mesi prima non scioperava, contro il
sindacato dei magistrati, che “singles out” gli avversari da abbattere: non la corruzione, gli avversari uno per uno, roba di
sicura origine confidenziale, di servizi segreti. Per ottenere cosa? L’impunità,
sia per i comunisti sia per i militari fedifraghi, golpisti o paramafiosi.
“Non c’è bisogno d complotto. La congiura è nei fatti:
Riina che attacca il governo che
lo perseguita segnala a Milano, e alla Svizzera-Liechtenstein, che il governo
è attaccabile. Oppure: Riina sa, alla maniera obliqua come va la scienza dei mafiosi, che il governo è sotto tiro – perché lo dice il suo referente Orlando in tv, ma non solo.”
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