Non c’è voglia di sfida a Pechino contro
i dazi imposti o minacciati da Trump. C’è la trattativa in corso, con la
sospensione dei dazi, già imposti per ritorsione, sulle importazioni di auto
americane. E c’è già stata un’offerta di
rimodulare i programmi del piano “Made in China 2025”, perché basato su “presupposti
da ridefinire” – “troppo” concorrenziali verso gli Stati Uniti. Non c’è nemmeno
acrimonia nella risposta cinese: il “Global Times”, il tabloid inglese del
“Quotidiano del popolo”, l’organo ufficiale del partito Comunista, scrive che
bisogna “coordinare gli interessi della Cina con quelli dei paesi occidentali,
inclusi gli Usa”.
La Cina ha anche accettato di rinegoziare la World Trade Organization, che regola
il commercio internazionale, in termini più restrittivi per le sue pratiche. E
sposta sul piano procedurale l’offensiva americana contro Huawei, il gruppo
cinese della telefonia mobile che si prospetta protagonista del nuovo ciclo del
settore, il 5 G.
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