domenica 20 gennaio 2019

Plauto malinconico e musicale


Un pescatore ridotto in miseria, che ha perduto la figlia, la ritrova. Nel mezzo la vita agra dei pescatori, tra stenti e truffe. Rudens  è la gomena, che si lancia alla barche per l’attracco. Poco vi si áncora, il mare è avaro. Ma abbastanza per far rinvenire una cassetta preziosa, che contiene le chiavi di tutto.
La commedia forse meno rappresentata di Plauto, perché poco “plautina”, povera di lazzi, doppi sensi, giochi di parole, e anzi fantasiosa, onirica, quasi fantasy. Che Vincenzo Zingaro ripesca e riadatta per il suo Centro Stabile del Classico, stimolato dall’ispirazione che Shakespeare (“La tempesta”) e Della Porta (“La fantesca”) ne hanno tratto, dopo Ruzzante (“La piovana”) e Ariosto (“La Cassaria”). Ma con important accorgimenti, che potrebbero portare a innovare la ricezione di Plauto, la sua lettura, senza tradirla.
È un’opera che si pone al passaggio tra la commedia neo greca e quella latina, la fabula palliata,  comica e insieme malinconica. Che poi deriverà nella commedia dell’arte, e ora nella commedia all’italiana. È la lettura che Zingaro privilegia, in una vicenda che fa svolgere corale. Accentandone il realismo con la caratterizzazione dialettale dei personaggi, sarda, siciliana, romanesca. Assecondato da una compagnia partecipe, Annalena Lombardi, Piero Sarpa, Rocco Militano. E il fiabesco con la scena - da un lato la casa, dove non c’è vita familiare, dall’altra il tempio, dove non c’è divinità – d’immobile solarità, le luci, i costumi, i nomi, il canto.
I nomi, adattati, sono favolistici: Ombrina, Alghetta, Muggine, Marmora, Squalo. Le parti cantate – tutte originali, naturalmente, musiche di Giovanni Zappalorto – sono la novità maggiore di questa ripresa. La commedia di Plauto era recitata e cantata, proprio, era commedia musicale, e la compagnia dello Stabile ne restaura l’uso.
Tito Maccio Plauto, Rudens, Teatro L’Arcobaleno Roma

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